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I numeri del Biotech

16 maggio 2018 | 14.46
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Oltre 570 imprese attive a fine 2017, quasi 13 mila addetti, un fatturato che supera gli 11,5 miliardi di euro con un incremento del 12% tra 2014 e 2016 e investimenti in ricerca e sviluppo che, nello stesso biennio, hanno superato i 760 milioni, con una crescita del 22%. Sono questi alcuni dei numeri che caratterizzano il comparto biotech italiano messi in evidenza dal Rapporto 2018 'Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures', che Assobiotec (Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica) ha realizzato in collaborazione con Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile).

Dalla fotografia scattata dal report, presentato oggi a Roma in occasione dell’Assemblea nazionale 2018 dell’associazione industriale, il settore italiano appare "fortemente innovativo, molto focalizzato sulla ricerca e in fase di consolidamento attorno alle sue realtà più solide e competitive, potenzialmente pronto ad accogliere le sfide e le opportunità internazionali". Dal rapporto emerge che la grande maggioranza delle imprese biotech italiane (76%) è costituita da aziende di dimensione micro o piccola. Il comparto della salute genera quasi tre quarti del fatturato biotech totale, di cui il 68% è dato dalle imprese a capitale estero, che rappresentano solo il 13% delle imprese censite. Il numero degli addetti registra un +17% nelle imprese dedicate alla ricerca e sviluppo (R&S) biotech a capitale italiano. Nel corso del 2016, il 72% delle imprese si è autofinanziata, oltre il 40% ha avuto accesso a grants, il 22% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre soltanto il 6% ha potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital.

Il report evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore con un’elevata proiezione sui mercati esteri. La quota di imprese esportatrici (38% nel 2015) risulta in tendenziale aumento negli ultimi anni rilevati ed è pari mediamente a più di una volta e mezza quella del comparto manifatturiero (23% delle imprese nel 2015) e sette volte quella relativa all’industria italiana nel suo complesso, sostanzialmente ferma a poco meno del 5%. La Lombardia si conferma la prima regione in Italia per numero di imprese (162 pari al 28% del totale), investimenti in R&S (23% del totale) e fatturato biotech (32% del totale). Seguono Lazio (58) ed Emilia Romagna (57) per numero di imprese. Guardando invece agli investimenti in R&S, dopo la Lombardia è la Toscana la regione che più investe nel biotech, seguita dal Lazio.

"Le imprese biotech che operano in Italia rappresentano un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica in tutti i settori di applicazione delle biotecnologie - ha commentato Luca Benatti, componente del Comitato di presidenza Assobiotec - I dati emersi confermano una fotografia fatta di luci e ombre: una buona produzione scientifica di base, ma dimensioni troppo piccole e che stentano a crescere, un trend positivo che dimostra la vitalità del settore, ma su valori assoluti di investimenti in ricerca non competitivi. Il settore - osserva- sembra pronto ad offrire grandi opportunità al Paese, ma al tempo stesso ha urgente bisogno di una strategia nazionale di medio-lungo periodo a favore di innovazione e ricerca".

"Un piano - continua - fatto di misure stabili nel tempo e che preveda una governance certa, efficace e centralizzata: misure che permetterebbero alle imprese di superare il limite di una dimensione spesso troppo piccola, ma anche di rendere più attrattivo il Paese per gli investimenti sia di capitale che industriali, garantendo ricadute potenzialmente importanti in termini di sviluppo economico, occupazione e, in ultima analisi, crescita e competitività". Il presidente dell’Enea, Federico Testa, ha sottolineato come grazie alla ricchezza e alla completezza dei dati presentati nel Rapporto 2018 si stato possibile "delineare un quadro che vede il settore delle biotecnologie come trainante in un'economia avanzata come quella italiana, con ulteriori e ampie potenzialità di sviluppo. Il suo ruolo strategico - osserva - è confermato dalla robusta crescita di tutti i principali indicatori economici in mercati dove la competizione è prevalentemente tecnologica".

"Questo rapporto è un unicum a livello internazionale, anche perché il settore delle biotecnologie non è facilmente rilevabile dalle statistiche ufficiali - ha aggiunto Gaetano Coletta, ricercatore Enea, membro osservatore del Working Party Ocse su biotecnologie, nanotecnologie e tecnologie trasversali - Quello che emerge con forza - conclude - è che questo settore si conferma strategico per una economia avanzata, com'è quella italiana, per le sue prospettive di sviluppo futuro''.

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