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Odissea giudiziaria chirurgo Crotone, dossier a ministero e Procure

16 maggio 2018 | 15.06
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AFP PHOTO / THOMAS SAMSON - AFP
AFP PHOTO / THOMAS SAMSON - AFP

Un chirurgo sospeso per sei mesi dal servizio, senza stipendio, dall'Asp di Crotone, per essere poi reintegrato dal Tribunale della città calabrese. L'odissea giudiziaria del medico calabrese Giuseppe Brisinda - passato, dopo un lungo percorso al Policlinico Gemelli di Roma, alla direzione dell'Uoc di Chirurgia generale dell'Ospedale San Giovanni di Dio di Crotone - non è ancora finita. Una vicenda umana e professionale ripercorsa, in vista della nuova udienza del 23 maggio, in un corposo dossier ricco di atti e documentazione tecnica, inviato dal chirurgo alla Procura di Crotone, a quella di Catanzaro, alla Procura generale presso la Corte dei Conti, al ministero della Salute e all'assessorato alla Sanità della Regione Calabria.

L'Azienda sanitaria provinciale di Crotone, diretta da Sergio Arena, ha infatti presentato ricorso, chiedendo l'annullamento o la riforma dell'ordinanza con cui il Tribunale cittadino aveva accolto il ricorso di Brisinda, reintegrandolo sul lavoro. Al medico erano stati contestati, fra l'altro, interventi chirurgici senza motivazione, ricoveri impropri, e l'aver generato un particolare stato di tensione e disagio nella struttura con i colleghi.

Ma i numeri e la produttività della struttura, riportati dalle deliberazioni della stessa Asp di Crotone e allegati al dossier presentato dal chirurgo, raccontano una storia diversa. Sono migliorati tutti i parametri relativi alla qualità delle cure: dai 394 interventi del 2015 si è passati ai 1.026 del 2017. Quanto ai pazienti dimessi, si è passati da 1.334 casi (2015) a 1.633 nel 2017. Si è poi ridotta la degenza media, e l'indice di letalità è passato dal 2,55% del 2015 al 1,57% del 2016.

"Quando sono arrivato a Crotone ho deciso di prendere in mano un reparto e trasformarlo in un'eccellenza, cosa possibile anche in Calabria", rivendica Brisinda sentito dall'AdnKronos Salute. Un'attività intensa, come riconosce il chirurgo, che ha puntato a contrastare ricoveri impropri e ad attivare percorsi moderni, con un aggiornamento tecnologico della sala operatoria e iniziative che, rivendica lo specialista, puntavano anche a incidere sulla medicina difensiva.

Un'attività che può aver creato fastidi. "Quando si vogliono cambiare le cose, questo può succedere. Ma cambiare rotta in sanità si può e si deve. E penso che a parlare siano i risultati", conclude Brisinda, sottolineando che in queste situazioni è possibile che "il dialogo con i colleghi si faccia un po' forte". Il medico affronta comunque la prossima tappa del suo percorso giudiziario "con serenità, fiducioso nella giustizia", e si dice "sicuro del fatto mio e dei risultati ottenuti".

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