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Arresto cardiaco prima del parto, salvi mamma e bebè

18 settembre 2018 | 16.02
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Un improvviso blocco atrioventricolare completo, mentre sta per partorire, risolto con l'applicazione di un pacemaker definitivo che ha permesso di salvare la vita sia alla mamma sia al piccolo, venuto alla luce 12 ore più tardi con taglio cesareo. L'intervento è stato eseguito all'ospedale di Cittadella, dove la donna si era recata in uno stato di pesante malessere e imminente travaglio.

I clinici, dopo aver valutato multidisciplinariamente la gravità dell'emergenza, hanno applicato alla paziente un pacemaker bicamerale che le ha consentito di riprendere un battito cardiaco fisiologico. Durante e dopo l'intervento non è comparso nessun segno di sofferenza fetale, e dopo 12 ore Katia, questo il nome della mamma, ha dato alle luce il piccolo Alessandro. Dimessi dall'ospedale nei giorni scorsi, madre e figlio "sono in ottime condizioni di salute", annuncia la Ulss 6.

L'intervento è stato coordinato da Roberto Verlato, direttore dell'Unità operativa complessa di cardiologia dell'Alta Padovana, e da Roberto Rulli, direttore dell'Uoc di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Cittadella. L'impianto del pacemaker si è svolto in Sala di emodinamica con un team multidisciplinare. L'equipe ostetrico-ginecologica ha monitorizzato il bambino, pronta a farlo nascere subito in caso di segni di sofferenza e di rallentamento del battito del suo cuore. Mamma e bambino sono stati protetti con cura con barriere contro la diffusione dei raggi X per prevenire eventuali danni da radiazioni.

"La situazione era estremamente pericolosa - racconta Verlato - In caso di ipotensione la mamma avrebbe dovuto essere messa in Ecmo, la macchina cuore-polmoni, impensabile un contropulsatore in gravidanza. In caso di asistolia improvvisa avremmo fatto nascere il bambino, ma la mamma poteva entrare in pericolo di vita. Non avrebbe potuto sopravvivere a un taglio cesareo senza un ritmo cardiaco valido e stabile, neppure l'anestesia sarebbe stata possibile. L’intervento in queste condizioni, con l'utero che solleva completamente il diaframma, con le contrazioni in atto, con il ritmo cardiaco completamente instabile per ritmo idioventricolare irregolare, è stato molto difficile. Fortunatamente - conclude il medico - questa è stata una gran bella storia a lieto fine".

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