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Fitch conferma rating BBB+ ma outlook passa da negativo a stabile per Italia

25 aprile 2014 | 18.37
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Fitch conferma rating BBB+ ma outlook passa da negativo a stabile per Italia

Roma, 25 apr. (Adnkronos/Ign) - L'agenzia di rating Fitch ha confermato il rating dell'Italia a BBB+, con l'outlook che passa da negativo a stabile. Un miglioramento - fa sapere l'agenzia - legato alla fine della recessione.

Inoltre, secondo Fitch, le condizioni di finanziamento dell'Italia sono migliorate e i rischi legati al settore finanziario sono scesi, con le grandi banche che hanno beneficiato delle migliorate condizioni di mercato per rafforzarsi.

Dalla metà del 2012, spiega Fitch, "il rating sovrano dell'Italia ha beneficiato di un significativo miglioramento delle condizioni di finanziamento. Il tasso medio di emissione per il Tesoro italiano è stato dell'1,6%, scendendo al minimo storico nel primo trimestre di quest'anno". Inoltre l'Italia, sottolinea Fitch, "ha dato prova di flessibilità e e capacità di recupero durante la crisi del debito sovrano".

Sul fronte finanziario, spiega ancora Fitch, "i rischi si sono ridotti con le grandi banche che hanno tratto vantaggio dal miglioramento delle condizioni di mercato per rafforzare il proprio il capitale in previsione dell'asset quality review della Bce e sono stati annunciati aumenti capitale per circa 10 miliardi". Per il 2014 Fitch si aspetta "un ampliamento del surplus delle partite correnti, spinto da una domanda per l'export piu' forte mentre le importazioni rimarranno contenute a causa della debolezza della domanda interna".

La conferma del rating - fa sapere inoltre l'agenzia - riflette anche l'effetto degli annunci di riforme strutturali del governo di Matteo Renzi che ha dettato "un calendario ambizioso e confermato nel programma di stabilità 2014 l'impegno dei governi precedenti al quadro finanziario della zona euro, in particolare la tenuta del deficit sotto il 3% del Pil nel 2014 e mantenendo nel medio-termine un percorso di consolidamento fiscale".

QUADRIO CURZIO - Si tratta "ovviamente di una buona notizia" per il nostro Paese, ma soprattutto è "un segnale chiaro di fiduciosa attesa nelle scelte del governo di Matteo Renzi, nelle politiche in cantiere e negli effetti che queste avranno anche sui tassi di interesse", afferma l'economista Alberto Quadrio Curzio che analizza così - parlando con l'Adnkronos - la promozione di Fitch. E, mentre "non sarebbe stato affatto realistico se Fitch avesse toccato il rating", aver rialzato l'outlook, osserva Quadrio Curzio, dimostra che "non c'è nessuna preoccupazione sui saldi di finanza pubblica". Del resto "oggi - sottolinea - stiamo vedendo che il nostro tasso di interesse del decennale è intorno al 3,13% ed è un rendimento favorevole all'emissione dei nostri titoli". "Si vedrà solo nei prossimi mesi" se potrà esserci anche una riclassificazione del rating dell'Italia e comunque "dipenderà anche da come andranno le elezioni europee" perché, spiega l'accademico dei lincei, "se rafforzeranno il governo di Matteo Renzi, allora è probabile che si verifichi una riclassificazione, ma sarà molto improbabile se invece dalle urne ne uscirà un quadro di instabilità". Quadrio Curzio esclude "completamente" però che la valutazione di Fitch possa essere in qualche modo "mossa da qualsiasi strumentalità. "E' totalmente fuori dalle logiche di queste agenzie" taglia corto l'economista.

DI TARANTO - Più che "definirla una promozione dell'Italia", da parte di Fitch, è "una previsione positiva" visto che il rating "è rimasto BBB+". Invita alla cautela l'economista Giuseppe Di Taranto che, parlando con l'Adnkronos, preferisce ricondurre il giudizio dell'agenzia di rating americana "ad una visione di stabilizzazione" del nostro Paese. Ciò significa, spiega, che "con questo giudizio siamo sotto osservazione ma in una fase migliorativa". E "non possiamo non comprendere -osserva- che è un giudizio positivo di prospettiva sulle scelte del governo di Matteo Renzi", che "sta accelerando il processo di modernizzazione del Paese". Delle proposte avanzate dalla Bce con la lettera del 2011, spiega Di Taranto, "a tutt'oggi è stato attuato appena un 40%. In tre anni, quindi, l'Italia non ha fatto tanto, mentre le riforme richieste allora stanno accelerando oggi con Renzi". Inoltre, aggiunge l'economista della Luiss, "ci sono segnali, seppure lievi, di recupero della nostra economia, specie con l'export del Made in Italy" anche se, avverte, "per tornare ai livelli di precrisi ci vorranno molti anni e molte altre riforme". Un segnale positivo", continua Di Taranto, "potrebbe essere arrivato anche dal bonus da 80 euro del Dl Irpef, considerando il calo della domanda interna, problema peraltro non solo italiano".

"C'è un avvio di cambio di rotta dall'austerità di Monti: questo è stato percepito" nella valutazione di Fitch che "non credo, però, sia legata alle elezioni europee" perchè, spiega Giuseppe Di Taranto, "Renzi guarda più ai fatti concreti che ai problemi politici". E, in vista proprio delle elezioni europee, l'economista si dice convinto della necessità che vadano "rivisti i Trattati". "E' mai possibile -si chiede- che su 200 Paesi solo i 18 dell'eurozona abbiano regole rigoriste che, se fossero utili alla crescita, sarebbero state adottate anche dagli altri?". E queste regole, afferma senza mezzi termini, "sono spesso inventate". Come quella della soglia del 3% nel rapporto deficit-Pil. "E' un paradosso -ricorda- perchè è stata ideata negli anni '80 da un anonimo funzionario del governo di François Mitterand, Guy Abeille, che allora non aveva neanche 30 anni". "E' una regola senza alcuna base scientifica per stessa ammissione di Abeille e inventata su spinta di Mitterand per contenere le sue costose promesse elettorali. Poi -aggiunge- nel 1991 è entrata, grazie ai burocrati di Bruxelles, nel trattato di Maastricht". Insomma, chiude, "è una storia che parla da sola".

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