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Alitalia, allarme per 2500 esuberi. Bruxelles: “Controllo nelle mani Ue”

03 giugno 2014 | 20.31
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Dopo le indiscrezioni sulle eccedenze di personale, previste dal piano di Etihad, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti fornisce le prime cifre. I sindacati: “No ai licenziamenti. Vogliamo essere convocati”. Su Malpensa l’azienda precisa: “Nessuna volontà di chiudere o ridurre l’attività”

Infophoto
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Scatta l’allarme rosso per i nuovi esuberi di Alitalia, mentre Bruxelles avverte, ancora una volta, che il controllo della compagnia italiana deve rimanere in mani europee. Dopo le indiscrezioni che circolano ormai da mesi sulle eccedenze di personale, previste dal piano di Etihad, si scoprono ora le carte e a fornire le prime cifre è il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. “C’è una valutazione, da quel che posso capire, intorno ai 2.400-2.500 esuberi. Almeno per quelle che sono le risultanze pubbliche”, annuncia oggi. Numeri che, sostanzialmente, confermano le voci e che bastano da soli a far scattare l’allarme rosso tra i sindacati, che levano gli scudi contro il rischio di licenziamenti. Ormai, spiegano fonti sindacali, dopo l’arrivo della lettera di Etihad domenica sera, i tempi sono più che maturi per una convocazione e non ci sono più alibi. Un incontro con l’azienda è atteso prima della riunione del consiglio di amministrazione di Alitalia, convocato per venerdì prossimo alle ore 15,30 e chiamato ad accettare le condizioni poste dalla compagnia emiratina. La quale non intende certo cimentarsi in una trattativa sindacale: infatti, tra le condizioni poste, chiede che sia Alitalia a condurre il negoziato sugli esuberi per arrivare a un accordo. E’ lo stesso Poletti, peraltro, a richiamare una “discussione di merito” che “ci sarà quando Alitalia e le parti discuteranno del piano”. Gli esuberi, dice il titolare del ministero del Lavoro, “sono quelli dichiarati pubblicamente, bisogna poi vedere le discussioni di merito anche con i sindacati, c’è un tema di confronto perché ci sono situazioni diverse, c’è il personale di terra e di volo”. Degli esuberi totali, che, va ricordato, Etihad vuole strutturali, circa 1.600 sarebbero tra i lavoratori di terra e circa 800 tra il personale di volo.

Secondo ipotesi che circolano, una parte di piloti in eccedenza potrebbe essere riassorbita da Etihad, con il loro trasferimento sulla base di Abu Dhabi. Una prospettiva, questa, che già alimenta forti timori nella base perché questo passaggio potrebbe non essere su base volontaria e potrebbe, comunque, prevedere prima il ricorso alla cassa integrazione e, successivamente, la proposta, in termini di ‘prendere o lasciare’, di un trasloco, a quel punto forzoso, nel Golfo. Regista del confronto, come spiega oggi Poletti, sarà il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, mentre il ministero del Lavoro “è a disposizione per la parte che gli compete, in tema di ammortizzatori sociali e di problematiche relative al lavoro, su cui è prevedile e necessario un confronto tra le parti”. Sui costi dell’operazione, non c’è alcuna stima “perché - spiega il ministro - c’è un fondo volo che è nelle disponibilità del ministero della Infrastrutture che viene utilizzato per questa tipologia di intervento. Bisogna capire come questa situazione si configurerà non essendoci ancora un accordo”. Laconiche le dichiarazioni dei leader Cgil e Uil. “Finché non vedo il piano continuo a non commentare”, dice il numero uno della Cgil, Susanna Camusso. “Vogliamo vedere il progetto industriale che la nuova compagnia si propone”, dice il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. “Quando saremo in grado di capire se ha un futuro e quali conseguenze può avere sull’occupazione ovviamente discuteremo - aggiunge - con l’obiettivo di difendere i posti di lavoro”. Fermo altolà dalle federazioni di categoria. “Come da copione il Ministero del Lavoro spara numeri su esuberi Alitalia’’, scrive sul suo account Twitter il segretario nazionale della Filt Cgil, Mauro Rossi che sollecita “un confronto sul piano o - avverte - saranno guai’’, ribadendo “no a licenziamenti nel trasporto aereo’’.

Sul fronte finanziario, altro tassello cruciale per il buon esito dell’operazione, Carlo Messina, Ceo di Intesa Sanpaolo, primo azionista di Alitalia, assicura l’impegno dell’istituto a “garantire la stabilità nella fase iniziale” procedendo poi alla cessione della quota entro il 2017. “La lettera è stata ricevuta lunedì sera molto tardi da Alitalia. La stanno analizzando e poi la faranno pervenire alle banche. Quindi io ancora non ho un’evidenza delle condizioni che sono poste all’interno di questa lettera”, riferisce Messina, evidenziando la strategicità per Alitalia dell’accordo con Etihad. E mentre si lavora al nodo della ristrutturazione del debito, secondo lo schema che ha ricevuto l’assenso di Etihad, arriva un nuovo monito da Bruxelles. “La maggioranza della compagnia aerea non deve essere solo posseduta da interessi dell’Unione europea, ma anche il suo controllo deve rimanere in mani Ue”, spiega la portavoce del commissario Ue ai Trasporti, Siim Kallas. Proprio mercoledì, il ministro Lupi sarà a Bruxelles per un Consiglio dei ministri informale e potrebbe cogliere l’occasione per assicurare la Ue circa la volontà dell’Italia di rispettare la normativa europea in materia. Ma, intanto, c’è un altro fronte dove, ora dopo ora, sta salendo la tensione: quello dell’aeroporto di Malpensa, che potrebbe, nell’ambito del nuovo piano industriale, rischiare un ridimensionamento dal momento che Etihad punta a incrementare il network su Linate. Già i 2500 esuberi non sono una buona notizia, dice il Governatore della Lombardia Roberto Maroni, “se poi l’accordo prevede anche una penalizzazione di Malpensa allora le brutte notizie sono due”. Per ora “posso solo esprimere la mia preoccupazione. Nei prossimi giorni vedrò il ministro per le Infrastrutture e capirò se le intenzioni sono queste”. Tuona il segretario della Lega, Matteo Salvini: “Sarebbe un omicidio. Ci opporremo in ogni modo”.

Nell’ambito delle trattative per l’ingresso di Etihad in Alitalia, la Compagnia “ribadisce l’intenzione di rafforzare la presenza nell’aeroporto di Malpensa attraverso una crescita dell’attività cargo e un incremento dei voli intercontinentali anche in occasione del prossimo Expo che, come dimostra il recente accordo ‘Italiani nel mondo’, vede Alitalia in prima linea a supportare l’iniziativa”. “Alitalia smentisce”, pertanto, e “categoricamente la notizia di una qualsivoglia volontà di chiudere o ridurre le sue attività all’aeroporto di Milano Malpensa”.

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