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Confindustria taglia le stime del Pil: "L'Italia resta in recessione, urgente agire con riforme"

16 settembre 2014 | 13.25
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Il centro studi di viale dell'Astronomia nel rapporto rivede al ribasso le previsioni sul Prodotto interno lordo: nel 2014 subirà un calo dello 0,4%, per arrivare a una leggera ripresa (+0,5%) nel 2015. Anche l'occupazione scende ulteriormente quest'anno (-0,6%) e risalirà il prossimo (+0,2%). E avverte: "Serve capire se le misure adottate dal governo prima dell'estate siano efficaci". Doccia fredda Ocse: "Ripresa deludente"

Confindustria taglia le stime del Pil:

L'Italia resta in recessione nel 2014 e per uscirne è urgente intervenire con la legge di stabilità e le riforme. E' il monito che arriva dalla Confindustria nel rapporto 'Scenari economici' di settembre. "In Italia più che di ritorno in recessione si dovrebbe parlare del suo proseguimento, sebbene meno intenso rispetto a quanto accaduto da fine 2011 a metà 2013" spiega il centro studi Confindustria. "Le tesserine congiunturali compongono un mosaico non uniforme. Ci sono alcune parti del sistema italiano che si sono stabilizzate - si legge nel rapporto - la più importante: l'occupazione) altre che si muovono in lento recupero e altre ancora che continuano ad arrestare". Ne esce un'immagine complessiva di "assestamento. Il rischio è di essere in presenza di una subsidenza" commenta il Csc avvertendo però che "si può e si deve reagire tempestivamente con misure di rilancio della competitività e degli investimenti: i risultati arriverebbero rapidamente".

Il Pil nel 2014 subirà un calo dello 0,4% nel 2014, per arrivare a una leggera ripresa nel 2015, con un aumento dello 0,5%. La Confindustria dunque rivede al ribasso la stima di giugno quando aveva previsto una crescita dello 0,2% nel 2014 e dell'1% nel 2015.

In particolare viale dell'Astronomia osserva che "rimane un rebus, che il tempo presto risolverà, capire se le misure espansive adottate dal governo prima dell'estate siano efficaci" e suggerisce che "la legge di Stabilità può rafforzarle operando sul cuneo fiscale e investimenti pubblici e privati". Legge di Stabilità 2015 che dovrà recuperare risorse per finanziare una serie di impegni già previsti'', con un ammontare complessivo degli impegni di 18,6 mld per il 2015, 25,7 mld nel 2016 e 30,3 mld per il 2017. Con il decreto legge 66 del 2014 si è provveduto a reperire una copertura pari a 2,7 miliardi nel 2015 e a 4,7 miliardi nel 2016 e nel 2017. Restano quindi da reperire 15,9 miliardi per il 2015, 21 per il 2016 e 25,6 per il 2017, osserva il Csc su stime Def. ''Si tratta di somme consistenti che i tagli di spesa indicati nell'ambito della spendine review - osserva il Csc - 17 miliardi nel 2015 e 32 nel 2016, al netto di quelli già deliberati, non sono per l'anno prossimo, sufficienti a coprire. E' perciò elevato il rischio di coperture più tradizionali'' conclude il Csc.

"Ci sono infine, ma non ultime, le riforme strutturali. Quelle approvate ma da attuare e quelle in preparazione". Il fulcro delle riforme comunque "resta il mercato del lavoro nei vari aspetti: flessibilità semplificazione delle procedure, ammortizzatori contro il rischio di disoccupazione, cuneo fiscale - contributivo, dinamica retributiva, formazione".

''Pesano le pressioni deflazionistiche che piegano all'ingiù la dinamica dei prezzi'', osserva ancora il Centro studi Confindustria. Quelli al consumo aumentano dello 0,3% quest'anno e dello 0,5% il prossimo, stima il Csc. ''Nonostante l'aumento delle retribuzioni (oltre il 2% annuo nell'industria in senso stretto) e del Clup (Costo del lavoro per unità di prodotto). Si assottigliano quindi ulteriormente - commenta il Csc - i margini delle imprese''. Secondo il rapporto del Csc i consumi delle famiglie, inoltre, sono in aumento in entrambi gli anni +0,1% nel 2014 e +0,5% nel 2015. Anche le esportazioni sono in aumento +1,8% e +3,2%. Gli investimenti invece, calano ancora nel 2014 -2,3% e ripartono nel 2015 +0,8% con il 1,4% dei macchinari e dei mezzi di trasporto. Anche l'occupazione scende ulteriormente quest'anno -0,6% e risale il prossimo +0,2% mentre il tasso di disoccupazione rimane stabile ai livelli già raggiunti all'inizio del 2014 (12,5%). Il deficit pubblico si mantiene entro i limiti imposti dai vincoli europei (3,0% del Pil nel 2014 e 2,9% nel 2015). Il debito pubblico in rapporto al Pil continua a lievitare 137,0% nel 2014 (132,6% nel 2013) e 137,9% nel 2015. Per i conti pubblici non si tratta di un vero peggioramento ma del riflesso del quadro congiunturale. L'indebitamento netto strutturale scende l'anno prossimo a un ritmo adeguato dall'1,0% del Pil del 2014 allo 0,6%).

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