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Daniel Gros, niente procedura sui conti ma Italia cambi o è la fine

01 ottobre 2014 | 18.14
LETTURA: 3 minuti

L'Italia, spiega il direttore del Ceps, sta usando tutti i margini di manovra disponibili e non ha salvagente in caso di imprevisti.

Daniel Gros - Ceps
Daniel Gros - Ceps

Nessuna procedura Ue per l'Italia, ma "il sistema paese deve cambiare" per arrestare l'inesorabile declino in corso perché non sarà il premier di turno a "tirarla fuori dai problemi". E' il messaggio lanciato dal direttore del Ceps, Centre for european policy studies, Daniel Gros, all'Adnkronos.

"Per il momento non vedo il rischio di procedure - ha spiegato - ma resta il fatto che ad oggi, dopo la lettera della Bce di tre anni fa, nel paese non è cambiato nulla". L'Italia, ha osservato, "sta usando tutti i margini di manovra disponibili e non ha salvagente in caso di imprevisti", anche perché intende utilizzare "anche i risparmi in arrivo dal calo del pagamento degli interessi sul debito".

L'analisi di Gros, attento conoscitore del nostro Paese dove peraltro ha conseguito la laurea, è intrisa di scetticismo. "La crescita negativa" al -0,3% nel 2014, secondo l'ultima stima della nota di aggiornamento al Def, "non può più essere imputata all'aggiustamento dei conti. E' vero che anche il resto della Ue non va molto bene, ma l'Italia fa sempre un po' peggio degli altri, ed oggi non ha attenuanti". L'economista boccia le norme varate a colpi di dl per rilanciare consumi o sviluppo. "Una volta gli interventi per i lavoratori, un'altra volta quelli per le imprese o per gli investimenti, senza un quadro organico, e con un'accozzaglia di misure varie difficili da gestire pure per la stessa pubblica amministrazione". La ricetta? Gros lancia una provocazione. "Io abolirei tutti questi piani speciali e agirei sul fronte di una seria semplificazione normativa a tutto campo".

sul fronte internazionale paese non esiste più, giovani generazione sprecata

Troppi anche i decreti attuativi da varare, oltre 400. "Lascerei stare anche quelli e applicherei solo quanto già approvato". Fondamentali le riforme, chieste a più riprese dalla Commissione Ue, come da Fmi e Ocse. Ma di certo richiedono tempo per dare risultati, "anche in Germania hanno richiesto anni", osserva Gros.

Anche la percezione all'estero del paese è fortemente compromessa: "Sul fronte internazionale l'Italia non esiste più, tra i Grandi è già stata rimpiazzata da altri paesi", afferma.

Sul futuro Gros è scettico, ma lancia comunque una sollecitazione a Roma. "Il paese deve ritrovare la volontà di collaborare e dialogare: i sindacati, la politica e le imprese. Ma ad oggi questo non sembra esserci e l'Italia galleggia sperando che l'uomo della Provvidenza la tiri fuori dai problemi". Parole che suonano un po' come un'ultima chiamata. "Le risorse in Italia ci sono, il capitale umano pure, ma non si fa nulla per renderlo produttivo, la nuova generazione è valida ma sprecata, non vede futuro". E in questo scenario "anche confidare nel premier di turno serve a poco". Oggi più che mai, conclude, " è il sistema-paese che deve cambiare".

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