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Legge di stabilità, regioni in rivolta contro i tagli. Chiamparino: "Da Renzi andremo con proposte concrete"

17 ottobre 2014 | 15.42
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Maroni: "Alla Lombardia 960 milioni in meno, così chiudiamo gli ospedali e alziamo le tasse". Zaia: "In Veneto tagli per 400 milioni al sociale, sanità, dissesto idrogeologico, formazione. Faremo ricorso". Vendola: "Sprechi? Dal governo una lezione irricevibile". Landini: "Scendete in piazza con noi"

Chiamparino (foto Infophoto) - INFOPHOTO
Chiamparino (foto Infophoto) - INFOPHOTO

Regioni in rivolta contro i tagli imposti dalla legge di stabilità. "Se la Manovra venisse approvata così, taglierebbe alla Lombardia 930 milioni di euro. Di questi, 730 milioni sono nella sanità e sono quelli contenuti nel Patto della Salute, concordato a luglio tra Governo e Regioni, e che ora il Governo unilateralmente cancella - avverte il governatore della Lombardia Roberto Maroni - . Questo taglio indiscriminato a una Regione virtuosa avrebbe catastrofiche conseguenze quali la chiusura di almeno 10 ospedali, l'aumento dei ticket, l'aumento delle addizionali Irpef e Irap, lo stop a nuove opere e lo stop al finanziamento del Trasporto pubblico locale, inclusi i treni".

Maroni si associa così alle forti critiche alla manovra arrivate dal presidente del Piemonte e della Conferenza delle Regioni Chiamparino che ha chiesto un confronto urgente con il governo.

"Da Renzi andiamo con delle proposte concrete, che non toccano i quattro miliardi ma che li articolano in modo tale da consentire di reggerli. La polemica è inevitabile, ma è indispensabile un incontro per raggiungere l'obiettivo. Noi da una parte abbiamo sollevato il problema, dall'altra abbiamo cercato la soluzione, che è complessa, fatta in parte di tagli in parte di rimodulazione di entrare. Ma bisogna incontrarsi a un tavolo per discuterne, e parlarne con il ministero dell'Economia, ha insistito Chiamparino. "Il premier Renzi ha ragione quando dice che ci sono tanti sprechi da eliminare, ci sono delle cose da migliorare come le società partecipate dalle regioni, ad esempio. E' poi parliamoci chiaro, è anche vero che sugli sprechi, come diceva il Vangelo, chi è senza peccato...".

Anche il governatore del Veneto Luca Zaia è sul piede di guerra: "Il ricorso contro la legge di stabilità lo faremo. Li abbiamo fatti contro Berlusconi quattro anni fa quando ha messo 10 euro di ticket, figuriamoci se non facciamo contro una legge che vuole tagliare 400 milioni di euro al Veneto". La stretta imposta da Palazzo Chigi "significherebbe tagli al sociale, sanità, dissesto idrogeologico, formazione. Che cosa vado a dire io ai cittadini veneti?". E Zaia rilancia: "Io non voglio fare il sindacalista delle Regioni, ma difendo un bilancio del Veneto che è virtuoso. Non ho nessuna intenzione di mettere nuove tasse, che significherebbe mettere sul lastrico i veneti".

Anche per il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola contesta il provvedimento contenuto nella manovra. "Da quale cattedra viene questa lezione irricevibile? Vi ricordo che il ministero di Giustizia ha speso un miliardo per progetti di informatizzazione che sono falliti. La Regione Puglia ha speso quattro milioni di euro per un progetto di dematerializzazione del fascicolo giudiziario che è pronto, funziona e può rivoluzionare l'intero sistema dell'informatizzazione della giustizia".

Ma dal governo arrivano segnali di apertura. Sulla legge di Stabilità "il giudizio delle Regioni è diverso da quello dei Comuni, credo che con le Regioni le condizioni per ragionare su alcuni punti si troveranno", assicura il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. "Non bisogna fare battaglie e alzare muri, bisogna mettersi lì e lavorare nel solco della legge di stabilità che il governo ha approvato e che ha un indirizzo di marcia ben preciso - ha continuato Martina - quindi è sfidante per tutti, mettiamoci a lavorare entro questo solco e, secondo me, si trovano anche le risposte".

Ma dalla Cgil arriva l'invito ai presidenti di Regione a scendere in piazza al fianco dei lavoratori. "Non è il momento della solidarieta' e' il momento dell'azione, è il momento in cui ognuno deve assumersi la responsabilità di ciò che dice e di quello che fa. Noi ci stiamo battendo perché si cambi la politica di questo Paese", afferma il leader della Fiom, Maurizio Landini per il quale "dire che si riducono le tasse e poi scoprire che sono i lavoratori dipendenti che continuano a perdere il posto e che devono pagare di più per avere gli stessi servizi, vuol dire che bisogna che siano le Regioni e le forze politiche a scendere in piazza insieme a noi a sostenere le battaglie che stiamo facendo".

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