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Olio: Coldiretti, prezzi schizzati del 40% con il crollo della produzione

22 novembre 2014 | 20.00
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Dalle stime dell'associazione il calo dovrebbe attestarsi "tra il 35% e il 50% al Centro Nord". Il produttore di olio biologico all'Adnkronos: "Non riusciremo a far fronte a tutte le richieste". Raccolti scarsi anche in Calabria e in Puglia. Proprio nella zona del barese si moltiplicano i furti negli uliveti

(Infophoto)
(Infophoto)

Impennata di furti negli uliveti e cisterne che vengono scortate come fossero preziosi in Puglia. L'olio extravergine d'oliva, ormai, vale come oro tanto che sale alla ribalta anche di diversi episodi di cronaca come 'oggetto del desiderio' di vere e proprie bande criminali. Complice il maltempo e la mosca olearia, quest'anno la produzione sarà molto scarsa con un calo del raccolto, stima la Coldiretti, "tra il 35 e il 50 per cento al Centro Nord". Anche al Sud la situazione è difficile "sia in Calabria che in Puglia che è la principale regione di produzione". Gli effetti si faranno sentire anche sul carrello della spesa con "un aumento record dei prezzi dell'olio extravergine d'oliva schizzati del 40 per cento".

Si rischia, quindi, avverte l'associazione dei coltivatori diretti, l'invasione delle "produzioni provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente che non sempre hanno gli stessi requisiti qualitativi e di sicurezza". Per essere sicuri di acquistare Made in Italy anche al supermercato, suggerisce la Coldiretti, "è meglio guardare con più attenzione le etichette, acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli dove è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al cento per cento da olive italiane" o "comprare direttamente dai produttori agricoli in frantoio o nei mercati di campagna amica".

La domanda non manca, sarà difficile far fronte a tutte le richieste. "Probabilmente riusciremo ad accontentare solo i clienti più importanti con il nostro olio d'oliva extravergine biologico - dice all'Adnkronos il produttore toscano Stefano Ranaldi dell'azienda 'Le Sorgenti' - mentre i clienti occasionali resteranno fuori. Da noi c'è stato un calo del 50% rispetto a una media degli ultimi quindici anni". A incidere sono stati più fattori. "L'andamento climatico ha fatto arrivare prima la mosca dell'olivo - dice Ranaldi - che molti si aspettavano nella prima decade di luglio e, invece, si è fatta vedere il venti di giugno quindi molte aziende sono state colte impreparate. L'eccesso di umidità, dovuta alle ricche piogge, ha portato a un fiorire di malattie fungine che hanno dato il loro contributo negativo, oltre alla lebbra dell'olivo". I prezzi saliranno, ma non sarà abbastanza per far tornare i conti. "Da noi cresceranno di circa un 35% - spiega - come più o meno da tutte le parti, gli altri sono sull'ordine del 40% nella zona dell'alto Lazio e della bassa Toscana. Si cerca di pareggiare un po' con l'aumento del prezzo, ma il risultato finale per le aziende sarà sempre negativo".

L’Italia può contare su un patrimonio di circa 250 milioni di piante su 1,1 milioni di ettari di terreno con un fatturato di settore stimato in due miliardi di euro.

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