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Ocse conferma la recessione dell'Italia. La crescita torna solo da metà 2015

25 novembre 2014 | 12.05
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Il livello del debito pubblico molto alto rappresenta una significativa vulnerabilità. Destinare le maggiori entrate fiscali alla riduzione del deficit. Torna a crescere la Germania

Ocse conferma la recessione dell'Italia. La crescita torna solo da metà 2015

L'Ocse conferma la recessione dell'Italia. E avverte: la crescita potrà registrarsi solo dalla seconda metà del 2015. L'Economic outlook dell'organizzazione di Parigi stima per il 2014 un pil in calo dello 0,4%. Nel 2015 il pil tornerà a crescere dello 0,2% per poi raggiungere +1% nel 2016. Nel quarto trimestre il pil dell'Italia dovrebbe registrare un calo dello 0,5%. Nel quarto trimestre del 2015 e del 2016 dovrebbe registrare una progressione, rispettivamente, dello 0,8% e dell'1,1%.

Quindi, dopo aver registrato una contrazione per la maggior parte del 2014, l'economia italiana dovrebbe "tornare a crescere entro la metà del 2015 e accelerare un po' di più nel 2016". Restano critiche le prospettive per il mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione in Italia dovrebbe salire nel 2014 al 12,4% dal 12,2% del 2013. Nel 2015, invece, dovrebbe scendere al 12,3% e nel 2016 al 12,1%. La recessione iniziata nel 2011, rileva l'Ocse, "è proseguita per gran parte del 2014". L'economia "depressa", insieme al calo dei prezzi dell'energia e delle materie prime, "hanno contribuito ad un continuo declino dell'inflazione che è stata vicino allo zero da metà 2014". E la debole crescita della produttività "non è sufficiente per generare alcun miglioramento significativo della competitività".

Questo, in contesto generale di difficoltà per l'intera area: "la crescita dovrebbe restare modesta" e "la disoccupazione è previsto che rimanga molto al di sopra dei livelli pre-crisi in diverse economie".

Da Parigi arrivano indicazioni chiare per la politica economica di Renzi. Partendo dalla premessa che "per sostenere la crescita economica, il governo ha appropriatamente ritardato il consolidamento fiscale ed ha completato alcuni passaggi iniziali del suo ampio programma di riforme strutturali". Ma anche che "il livello del debito pubblico molto alto rappresenta una significativa vulnerabilità". Per questo, "questo programma, accanto all'effettiva attuazione delle riforme già varate, va perseguito con determinazione per una crescita sostenibile più forte". E poi, con un miglioramento della crescita, l'Italia "dovrebbe destinare le maggiori entrate fiscali interamente alla riduzione del deficit".

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