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Lavoro: Ichino insiste, ecco com'è andata nel Cdm del 24

28 dicembre 2014 | 17.34
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Dal suo blog l'esponente di Scelta civica ricostruisce i fatti e assicura: "Quando l'esecutivo ha deciso di non escludere dal campo di applicazione i nuovi assunti nella p.a. erano presenti anche i due ministri" che ora "evidentemente hanno cambiato idea ma dovranno convincere il resto del governo e della maggioranza"

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I decreti attuativi del Jobs act valgono anche per la Pubblica amministrazione e "quando il governo ha deciso di non escludere dal campo di applicazione i nuovi assunti nella p.a. erano presenti anche Poletti e Madia". Pietro Ichino dal suo blog torna a insistere e dal suo blog snocciola la sua ricostruzione: "La cosa migliore è far parlare i fatti. Conosciuti quelli, ciascuno ne tragga le conclusioni", afferma l'esponente di Scelta Civica.

Scrive Ichino: "23 dicembre, h. 19.02 - L’ultima bozza del decreto sfornata dai tecnici ministeriali contiene un terzo comma dell’articolo 1 che recita testualmente così: 'La disciplina di cui al presente decreto legislativo non si applica ai lavoratori dipendenti delle amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165'".

Poi ancora: "H. 19.47 – Invio ad almeno una dozzina di esponenti del governo e della maggioranza che si stanno occupando della redazione del decreto un messaggio nel quale, insieme a diverse altre osservazioni sulla bozza, scrivo: “Articolo 1, comma 3: è semplicemente assurda l’esclusione dei nuovi assunti nelle amministrazioni pubbliche dalla nuova disciplina che stiamo emanando. Tredici anni fa, nel Testo Unico sul pubblico impiego (d.lgs. n. 165/2001, c.d. riforma Bassanini) si è stabilito che, escluse assunzioni e promozioni, per ogni altro aspetto - salve eccezioni rispondenti a esigenze particolari – il rapporto di pubblico impiego deve essere assoggettato alle stesse regole del rapporto di lavoro privato; ora, con questo comma, derogheremmo a questo principio importantissimo, proprio nel momento in cui compiamo un passaggio fondamentale che potrebbe altrimenti costituire di per sé una riforma quasi più importante nel settore pubblico rispetto a quello privato. In questo modo, non soltanto perderemmo un’occasione d’oro per cambiare faccia al settore pubblico, ma torneremmo indietro rispetto al principio affermato nel 2001, sancendo l’intoccabilità dei pubblici dipendenti. Questo comma deve essere semplicemente soppresso!”.

Il senatore prosegue nella sua ricostruzione: "24 dicembre, fra l’una e le quattro – Il Consiglio dei ministri approva un testo del decreto nel quale il comma 3 dell’articolo 1 non c’è più. Alla seduta partecipano anche Giuliano Poletti e Marianna Madia, rispettivamente ministri del Lavoro e della Funzione pubblica. E non risulta che su questo punto si siano espressi in senso contrario".

Ichino conclude: "27 dicembre - Gli stessi due ministri dichiarano alla stampa che i nuovi rapporti nel settore pubblico devono essere esclusi dall’applicazione della nuova normativa dettata per la generalità dei rapporti di lavoro. Evidentemente hanno cambiato idea rispetto alla seduta del 24, ritenendo che si debba tornare indietro rispetto alla riforma Bassanini del 2001. Ma dovranno convincerne il resto del Governo e della maggioranza. Mi sembra molto improbabile".

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