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Petrolio: Clo', caduta prezzo inarrestabile, né vincitori né vinti

07 gennaio 2015 | 13.50
LETTURA: 4 minuti

L'attuale "caduta libera" del prezzo del petrolio "apre una serie di incognite". Gli scenari che erano stati presi in considerazione "sono inattendibili": basta pensa che l'Fmi, nel Word Economic Outlook, "puntava su un aumento del prezzo del petrolio". Siamo in una fase di "incertezza", tanto più forte "sarà la caduta oggi, tanto più forte sarà il contraccolpo domani"

Alberto Clò
Alberto Clò

"Il crollo del prezzo del petrolio, allo stato attuale delle cose, sembra inarrestabile. La caduta del prezzo potrebbe arrivare solo da un taglio consistente della produzione Opec ma l'Arabia Saudita non sembra disponibile e la ripresa della domanda tarda ad arrivare. Siamo di fronte ad un crollo che sembra difficile da arrestare". Ad affermarlo all'Adnkronos è Alberto Clò, uno dei massimi esperti di energia e supervisor del Rie (Ricerche industriali ed energetiche), sottolineando tuttavia che in questa fase "non ci sono né vincitori né vinti" e che "tanto più forte sarà la caduta oggi, tanto più forte sarà il contraccolpo domani".

"Ci sono -spiega l'economista- certamente aspetti positivi per l'economia mondiale: si stima infatti che per ogni 10 dollari di riduzione del prezzo del greggio c'è un impatto positivo dello 0,20% sulla crescita. Con un petrolio a 60 dollari si potrebbe avere un tasso di crescita superiore di 1 punto percentuale. Ma queste stime -sottolinea Clò- non tengono conto degli effetti negati per i paesi produttori e dell'effetto contagio".

L'attuale "caduta libera" del prezzo del petrolio "apre una serie di incognite". I scenari che erano stati presi in considerazione "sono inattendibili": basta pensa che l'Fmi, nel Word Economic Outlook, "puntava su un aumento del prezzo del petrolio". Attualmente siamo in una fase di "incertezza". Ma, aggiunge Clò, "che ne dica Bruxelles il petrolio conta molto per le sorti dell'economia".

L'Opec, rileva Clò, sembra stia testando il punto di resistenza della produzione statunitense ma "se ci riferiamo ai dati ottobre osserviamo che la produzione negli Stati Uniti è aumentata. La produzione si arresta sotto i costi marginali che sono tra i 10 e i 20 dollari". In ogni caso, sottolinea l'economista, "i rischi di destabilizzazione per l'economia mondiale sono alti".

E' chiaro che per l'Italia, rileva, "un prezzo del petrolio intorno ai 50 dollari riduca il debito commerciale e permetta di trarre benefici per 13-14 miliardi di dollari" ma d'altro conto ci rimetteranno le aziende che importano e c'è "un rischio contagio legato ad un eventuale default di alcuni paesi produttori di petrolio".

Insomma, spiega Clò, "non ci sono né vincitori né vinti" anche perché in questi anni, rispetto alla precedenti situazione del genere, "è aumentato molto il grado di interdipendenza dei paesi. Tanto più forte è la caduta oggi, tanto più forte sarà il contraccolpo domani. E' difficile dire quando succederà. Le imprese taglieranno inevitabilmente gli investimenti e la domanda riprenderà fiato spingendo verso un aumento del prezzo del petrolio".

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