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Antitrust: boom di richieste per rating legalità, raddoppiate in un anno

29 gennaio 2015 | 11.32
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E' lo strumento con cui l'Autorità attribuisce un punteggio alle imprese virtuose senza precedenti penali o per reati tributari. Nel 2013, quando entro' in vigore, 142 le domande, ben 402 nel 2014. Oltre il 62% proviene da cinque Regioni, in testa la Sicilia con il 14%.

Antitrust: boom di richieste per rating legalità, raddoppiate in un anno

Sono più che raddoppiate nel 2014, rispetto al 2013, le richieste inviate all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, dopo l’adozione del decreto del 20 febbraio scorso sui criteri per tenere conto del Rating di legalità nella concessione dei finanziamenti pubblici e nell’accesso al credito. E le domande, per le quali non sono previsti costi amministrativi, continuano ad aumentare di giorno in giorno anche nel nuovo anno. E' quanto rende noto la stessa Antitrust.

Nel 2013, quando entrò in vigore il Regolamento dell’Agcm, le richieste furono 142; nel 2014 sono state 402, per un totale di 544 al 31 dicembre scorso. “Il trend in forte crescita – commenta il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella – conferma la validità e l’efficacia di un meccanismo premiale in funzione della trasparenza e della libera concorrenza: questo, insieme alla repressione e alla punizione dei reati, è il miglior antidoto contro quella tassa occulta che è rappresentata dalla corruzione”.

Approvato dal Parlamento alla fine del 2012, il Rating di legalità è lo strumento con cui l’Agcm attribuisce un punteggio, da una a tre “stellette”, alle imprese virtuose che hanno un fatturato superiore ai due milioni di euro annui e rispettano una serie di requisiti giuridici e “qualitativi”. In complesso, dall’entrata in vigore del Regolamento a tutto il 2014 sono stati attribuiti 271 Rating, pari al 50% delle richieste, contro 12 dinieghi.

Per la maggioranza, le richieste provengono dal Nord (43,3%), rispetto al 22% del Centro e al 31,7% del Mezzogiorno (Sud e Isole). Oltre il 62% sono concentrate in cinque regioni, con in testa la Sicilia (14%), seguita dalla Lombardia (13,2), dal Veneto (13), dal Lazio (12,3) e dall’Emilia Romagna (10,3).

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