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C. Conti, Regioni al top per spese irregolari e il 60,4% al Sud

10 febbraio 2015 | 18.53
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Foto Infophoto
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Le Regioni vincono il primo premio per spese irregolari. Tra le strutture della pubblica amministrazione gli enti territoriali incidono per il 67% sul totale degli importi finiti sotto la lente della magistratura contabile. Le regioni dove il fenomeno si riscontra con maggiore frequenze sono quelle del sud, che da sole arrivano al 60,4% delle irregolarità rilevate; seguono le regioni del nord con il 27,8% e quelle de centro con l'11,8%. E' quanto si legge nel rapporto della Corte dei conti, diffuso in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, che osserva l'andamento del fenomeno nel 2013 e nel primo semestre del 2014.

Il dato del meridione è condizionato da ''vari fattori negativi'' che, spiega la Corte dei conti, sono connessi anche alla ''presenza sul territorio della criminalità organizzata ed a un più marcato ritardo nella crescita economica rispetto alle altre aree''.

Nell'ambito dei Fondi strutturali, il Fesr è quello per il quale sono individuabili i più alti importi di spesa irregolare, pari a 17,8 milioni di euro. Le Regioni nelle quali si registrano i maggiori importi sono: la Calabria (7,7 milioni), la Campania (3,3 milioni), la Toscana (2,4 milioni) e la Sardegna (2,3 milioni). Per quanto riguarda, invece, le irregolarità in materia di politica agricola (Feaga/Feasr), esse si presentano in netto incremento.

Il monitoraggio, si legge nel rapporto, ''evidenzia l'ampia diffusione del fenomeno delle irregolarità e delle frodi, che interessa tutte le tipologie di Fondi, con conseguente preoccupante estensione dei livelli di rischio''. In questo contesto, gli importi più rilevanti da recuperare sono riferibili alle regioni meridionali inserite nell'Obiettivo convergenza. Ciò è riconducibile, spiega la Corte dei conti, alla circostanza che ''esse sono destinatarie di rilevanti risorse europee e sono influenzate dalla particolare situazione socio-economica locale''.

''L'ampio ricorso alla desertificazione'', operato dalle Autorità di gestione, secondo la magistratura contabile ''costituisce un ragguardevole vulnus per l'erario nazionale. Le risorse desertificate, infatti, non incidono per il bilancio Ue, mentre il loro recupero rimane totalmente a carico dell'erario nazionale''. Il fenomeno delle irregolarità desta allarme, anche in considerazione del fatto che, fra i sistemi di frode utilizzati, è frequente la mancata realizzazione delle attività finanziate, soprattutto nel settore dei contributi pubblici.

Tale condotta, ricorda la Corte dei conti, ''non solo è strumentale alla illecita distrazione dei fondi concessi, ma danneggia le finalità specifiche delle sovvenzioni, rivolte alla riqualificazione professionale dei lavoratori e allo sviluppo delle attività imprenditoriali''. Viene così vanificato l'obiettivo di incentivare la crescita delle regioni interessate. ''Notevoli sono, quindi, le risorse europee che continuano ad essere sottratte alle finalità programmate a causa di irregolarità e frodi''.

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