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Jobs act: Fornero, giudizio complessivamente positivo, in solco riforma 2012

22 febbraio 2015 | 18.28
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Jobs act: Fornero, giudizio complessivamente positivo, in solco riforma 2012

Un "giudizio complessivamente positivo" sul Jobs act del Governo Renzi arriva da Elsa Fornero, l'ex ministro del Lavoro dal 2011 al 2013 del Governo Monti che tuttavia "non nasconde un paio di preoccupazione" circa la mancata convenienza che potrebbero avere le imprese a stipulare contratti a tempo indeterminato e sul ruolo dell'apprendistato.

"Si può dare -afferma Fornero all'Adnkronos- complessivamente un giudizio positivo sul Jobs act ma non bisogna nascondere un paio di preoccupazioni. Come ha detto il Governatore della Banca d'Italia al Forex di Milano quindici giorni fa il Jobs act si colloca nel solco della riforma del 2012. Condivido questa analisi e vedo la continuazione. Non si torna indietro".

Il Governo Renzi, sottolinea l'ex ministro del Lavoro, "ha fatto cose che a noi non erano possibili perché le circostanze sono diverse. C'è stato un cambiamento del quadro politico e abbiamo un governo politico. E' senz'altro positivo perché un governo tecnico comunque rappresenta un'eccezione". Anche il quadro economico internazionale "è cambiato", "il prezzo del petrolio è calato, l'euro si è indebolito, e c'è una maggiore liquidità". Cambiamenti, questi, che insieme alle nuove norme sul lavoro, possono favorire nuova occupazione. "Ci troviamo in un momento economico favorevole in cui interventi di questo tipo possono incoraggiare nuove assunzioni", sottolinea Fornero. "Il Jobs act può favorire nuova occupazione".

Tuttavia, rileva l'ex ministro del Lavoro, "non vedo ancora una convenienza per le imprese a stipulare contratti a tempo indeterminato. Avrei preferito che fosse più visibile una maggiore dominanza dei contratti a tempo indeterminato. Ci sono ancora troppe incertezze su come queste misure saranno applicate e non dobbiamo illuderci sul fatto che i giudici non saranno fuori della cause di lavoro. Cosa che d'altronde non è auspicabile. Ma proprio per questa ragione è probabile che le imprese, nell'incertezza, preferiranno ancora i contratti a tempo determinato piuttosto che quelli a tempo indeterminato".

A preoccupare l'ex ministro del Lavoro del governo Monti è il ruolo dell'apprendistato. "Come ministro -spiega Fornero- ho lavorato molto sull'apprendistato. Ci credo. Il problema è il divario tra il mondo della scuola e del lavoro che va colmato. Dobbiamo rendere l'apprendistato più leggero, ridurre i problemi burocratici". Con questa riforma del governo Renzi, spiega ancora, "non si capisce più che ruolo abbia l'apprendistato. E' prevista una defiscalizzazione senza chiedere niente alle imprese in materia di formazione che è una premessa per aumentare la produttività e che è tuttora un punto debole del sistema Italia".

La produttività, sottolinea infine Fornero, "dipende molto dagli investimenti e dalle condizioni di lavoro ma anche dagli investimenti delle imprese in formazione professionale e permanente. Non si può pensare di acquistare tutta la professionalità al termine della scuola. Incoraggiare le imprese a trattenere i lavoratori di qualità passa anche dall'investimento in formazione che le stesse aziende dovrebbero attuare".

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