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Commercio: Bucaneve, clausola salvaguardia vanifica bonus da 80 euro

27 febbraio 2015 | 15.43
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Il punto è, aggiunge il direttore di Centromarca "che se il Governo non troverà altre coperture, la clausola entrerà in vigore dal 2016. Quindi l'obiettivo che il Governo si deve imporre, è quello di trovare altre coperture, sopratutto attraverso una riduzione della spesa"

Commercio: Bucaneve, clausola salvaguardia vanifica bonus da 80 euro

La clausola di salvaguardia, che di fatto andrebbe ad aumentare l'iva, potrebbe vanificare il bonus da 80 euro istituito dal Governo. Questo, in sintesi, quanto sostiene il direttore di Centromarca, Roberto Bucaneve, secondo il quale questa clausola, potrebbe rappresentare uno dei motivi per cui nelle famiglie italiane c'è ancora molta incertezza nonostante i dati Istat indichino una ripresa di fiducia da parte dei consumatori. La clausola, che potrebbe generare nel triennio 2016-2018 una 'stangata' da 73 miliardi di euro "comporta un importo che a famiglia, su base annua -spiega Bucaneve all'Adnkronos- corrisponde più o meno al vantaggio generato dagli 80 euro. Sembra quasi che da un lato si danno i soldi alle famiglie e dall'altro li si toglie".

Il punto è, aggiunge Bucaneve "che se il Governo non troverà altre coperture, la clausola entrerà in vigore dal 2016. Quindi l'obiettivo che il Governo si deve imporre, è quello di trovare altre coperture, sopratutto attraverso una riduzione della spesa. Ci sono tre spending review che sono state fatte da Giarda, da Bondi e da Cottarelli -sottolinea- è il momento di mettere mano a quei documenti e tagliare la spesa pubblica improduttiva. Sono queste le cose che la politica deve capire -prosegue- e che influiscono sulle decisioni dei consumatori e possono quindi diventare un motore importante per ricominciare a dare una prospettiva al paese".

Commentando poi i dati relativi alle Grandi Marche, che vedono una crescita dei consumi a gennaio dell'1,2% contro una media del mercato dello 0,4% "è uno dei segnali -spiega Bucaneve- di una possibile ripresa che si apre all'orizzonte. Ovviamente è troppo presto per ritenere che il peggio sia passato -osserva- e che quindi ci sia una inversione di tendenza, tuttavia nei prossimi due o tre mesi riusciremo a capire se è un trend che si consolida".

Quanto ai dati Istat che a dicembre si rivelano ancora negativi "è un dato di fatto -precisa- che dicembre e il natale non abbiano aiutato le vendite al dettaglio. Il paniere di prodotti cui si riferisce il dato Istat inoltre -spiega- è anche più ampio e diverso da quello dei prodotti di marca e il fatto che i prodotti di marca siano andati meglio del mercato dimostra che sono prodotti che vanno incontro alle esigenze dei consumatori".

Consumatori nei quali, sempre secondo i dati Istat, sembra essere in aumento la fiducia per i prossimi mesi: "siamo di fronte a un segnale positivo e la fiducia dei consumatori, dopo numerosi mesi torna, a essere in crescita. Il clima di fiducia -sottolinea- è spesso indice di come andranno i consumi e gli acquisti. Il fatto che ci siano segnali di varia natura positivi, sia sul versante economico che sul versante generale in Italia che in Europa, spingono i consumatori a guardare al prossimo futuro come meno pessimismo rispetto al passato".

E a proposito di pessimismo e di una possibile ripresa "abbiamo fatti importanti, come il costo dell'energia più basso, un cambio euro dollaro favorevole alle imprese che vogliono esportare, una politica monetaria della Bce che tiene bassi i tassi d'interesse e quindi incentiva gli investimenti, che ci inducono a guardare con ottimismo alla fine del tunnel. Tuttavia -osserva ancora Bucaneve- tutte queste condizioni devono essere accompagnate da una politica economica e industriale del Governo in modo tale che le nostre imprese possano investire in progetti di innovazione e di crescita, che sono poi elementi che danno occupazione e innescano un circolo virtuoso".

In ogni caso "c'è un ritmo nelle decisioni del Governo verso l'apertura dei mercati, nell'ambito della flessibilità del mercato del lavoro e quindi nel ripristino di una serie di condizioni che possono favorire il ciclo occupazionale, che può produrre risultati, anche se in un tempo non immediato. In alcuni casi -osserva- sono misure che richiedono anche decreti attuativi e quindi da questo punto di vista è importante che si dia seguito alle decisioni del Governo".

"Poi -prosegue- ci sono altri ambiti in cui il Governo deve fare di più, come la semplificazione burocratica, la politica fiscale in senso ampio per ridare potere d'acquisto alle famiglie e la possibilità di ridare competitività alle imprese attraverso la riduzione del costo del lavoro. Tutti ambiti in cui c'è ancora molto da fare per ridare al paese una prospettiva positiva".

"La presenza del sistema pubblico -osserva ancora Bucaneve- è troppo grande in Italia e il percorso di costruzione della ricchezza a questo punto è possibile se il settore privato riprende a investire. Ma per riprendere a investire -conclude- è necessario che il contesto generale sia capace di attrarre investimenti sia italiani che dall'estero".

Commercio, gennaio positivo per l'industria di marca

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