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Carburanti: domani due giorni sciopero gestori autostrade

02 marzo 2015 | 14.00
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La protesta indetta da Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Anisa Confcommercio prenderà il via dalle 22 di oggi e si prolungherà fino alle 22 di giovedì. Ma "deve essere prevista l’apertura di un distributore sulla rete almeno ogni 100 chilometri"

Infophoto - INFOPHOTO
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Tornano in sciopero i benzinai sulle autostrade. Dalle 22 di martedì 3 marzo prenderanno il via le prime 48 ore proclamate dai gestori delle aree di servizio, fino alle 22 di giovedì 5. A confermarlo sono Faib Confesercenti, Fegica Cisl ed Anisa Confcommercio sottolineando che l'azione di chiusura si rende ormai inevitabile "per l’assoluta inerzia dei ministeri dei Trasporti e dello Sviluppo economico che hanno deciso di lasciare cadere nel vuoto ogni sollecitazione al confronto".

Una protesta questa che dovrà comunque garantire i servizi minimi. L'Autorità di garanzia per gli scioperi, infatti, ha ricordato ai gestori che sciopereranno in autostrade "l’obbligo di garantire i servizi minimi, disciplinati dalle regolamentazioni di settore". In particolare, sottolinea il Garante, "deve essere prevista l’apertura di un distributore sulla rete almeno ogni 100 chilometri; tali impianti, indispensabili ad assicurare i servizi minimi, devono funzionare ordinariamente, negli orari di apertura, non garantendo, quindi, soltanto i self service".

Per i gestori l'atteggiamento del Governo " tenta inutilmente di dissimulare la difesa strenua dei privilegi e delle ingentissime rendite di posizione delle potenti società concessionarie che continuano ad incassare ogni tipo di favore : dagli aumenti sistematici dei pedaggi e delle tariffe; ai prolungamenti ultra decennali dei contratti di concessione; passando per gli atti di indirizzo governativi sulla gestione dei servizi offerti in autostrada utili solo ad aumentare royalty e prezzi dei carburanti ed a comprimere ogni livello di servizio da offrire ai consumatori ed agli automobilisti".

Una situazione intollerabile e gravissima, rilevano i gestori, che, al contrario, "un intervento teso a tutelare il 'bene pubblico' offerto in concessione e l’interesse generale". Che, tra tante competenze istituzionali, sottolineano, "debba essere una categoria, composta da 460 imprese e 6.000 dipendenti che perderanno il posto di lavoro, a dover portare il carico di una tale istanza, la dice lunga sullo stato di degrado di gran parte della classe dirigente di questo Paese e non solo di quella politica".

E tuttavia, concludono, "in assenza di interventi concreti, i gestori torneranno nuovamente ad assumere ulteriori iniziative , anche attraverso nuove tornate di sciopero".

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