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Uil, in 2014 a termine 67,8% nuovi contratti, minimo storico per stabili e su cessazioni

05 marzo 2015 | 19.50
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Il sindacato rielabora i dati sulle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro secondo i quali lo scorso anno è cresciuto il lavoro a tempo, per effetto degli incentivi fiscali del decreto Poletti, e sono calate le assunzioni a tempo indeterminato

Uil, in 2014 a termine 67,8% nuovi contratti, minimo storico per stabili e su cessazioni

Sono i contratti a termine a fare la parte del leone sul mercato del lavoro anche per il 2014: rispetto alle attivazioni registrate lo scorso anno, infatti, questi contratti pesano per il 67,8% del totale mentre l'incidenza di quelli stabili, a tempo indeterminato e apprendistato, scende al "minimo storico" del 18,8%. E' la Uil a rielaborare così i dati sulle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro.

Il lavoro debole e temporaneo, di contro, cresce in termini assoluti e per incidenza rispetto alle attivazioni annuali (81,2 % contro il 75,4 % del 2009) con una tenuta, preoccupante, delle collaborazioni a progetto che nel 2014 rimangono stabili rispetto al 2013.In aumento anche le cessazioni: 158.000 decise da parte aziendale di cui oltre 900.000 i licenziamenti, anche con l’articolo 18.

Il quadro complessivo resta comunque di crescita complessiva delle attivazione passate a 9.957.635 contro i 9.680.428 del 2013. In particolare è il Nord ad 'assumere' di più con 114.519 nuove attivazioni rispetto al 2013, segue il Sud con 106.467, ultimo il Centro con 55.081 attivazioni. Ma, sottolinea lo studio Uil, la preponderanza dei contratti è a termine e ad agire da effetto moltiplicatore gli incentivi fiscali varati con il decreto Poletti nel 2014. L’incidenza annuale dei contratti stabili (tempo indeterminato e apprendistato), invece, spiega ancora la nota, continua inesorabilmente a scendere toccando "il minimo storico" del 18,8 % là dove nel 2009 si attestava al 24,6%.

"Impressiona e preoccupa la variazione dei rapporti di lavoro stabili avviati che, in termini assoluti, passano dai 2,4 milioni del 2009 ai circa 1,9 milioni del 2014 (- 22,2 %)", annota ancora lo studio del Servizio Politiche del Lavoro della Uil. Il lavoro debole e temporaneo, di contro, cresce in termini assoluti e per incidenza rispetto alle attivazioni annuali (81,2 % contro il 75,4 % del 2009) "con una tenuta, preoccupante, delle collaborazioni a progetto che nel 2014 rimangono stabili rispetto al 2013". Ma i dati "che più preoccupano" il sindacato, prosegue la nota, sono quelli che si riferiscono alle cessazioni , in totale 9.973.246 : in aumento nel 2014, rispetto al 2013, di oltre 158.000 di cui oltre 900.000 riguardano licenziamenti decisi dall’azienda (anche con l’articolo 18). Vittime principali i lavoratori con contratto a termine (7.788.077).

"Si registra un “effetto spinta” dovuto all’introduzione dell’acausalità per il contratto a termine a cui si associa la forte riduzione delle collaborazioni a progetto e del lavoro intermittente ma "non del tutto genuine" quale effetto di regole dissuasive come quelle inserite nella legge 92 della Fornero", spiega il segretario confederale Guglielmo Loy che ironizza: "c’è, comunque, altrettanta corrispondenza tra la quantità di lavoro richiesto dalle aziende e l’andamento della economia: cioè zero". Quello che serve, conclude il sindacato, "è la crescita" che unitamente " a buone politiche attive" potranno far decollare l'occupazione.

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