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Bce: Padoan, impegno Italia per riforme non cala, si intensifica

25 marzo 2015 | 17.50
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Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan assicura che l'Italia non mollerà sulle riforme strutturali, anche e soprattutto con il miglioramento delle condizioni macroeconomiche indotte dal Quantitative Easing promosso dalla Bce. La fiducia dei mercati e delle istituzioni internazionali nel Paese sale, ma latita ancora quella degli italiani. Il risparmio dei cittadini, convogliato verso usi più "proattivi", sarà un tassello fondamentale per uscire dalla recessione.

Padoan assicura che l'Italia non mollerà sulle riforme (Adnkronos).
Padoan assicura che l'Italia non mollerà sulle riforme (Adnkronos).

Pier Carlo Padoan assicura ai partner europei che l'Italia non molla la presa sulle riforme. La fiducia dei mercati finanziari nell'Italia "pian piano si sta consolidando". Anche le istituzioni internazionali, in primis la Commissione Europea, danno segni "tangibili" di fiducia nel nostro Paese. E "lo sforzo del governo non cala con le condizioni macroeconomiche più favorevoli, anzi si intensifica". Il ministro dell'Economia ha scelto la platea del Salone del Risparmio, all'Università Bocconi di Milano, per rimarcare la linea di politica economica dell'esecutivo guidato da Matteo Renzi.

Una linea che, battendo sempre sulla necessità del rigore nella gestione dei conti pubblici, ha contemporaneamente ben presente la necessità delle riforme strutturali, che, a mano a mano che l'economia uscirà (si spera) dalla lunga recessione che la attanaglia da anni, dovranno intensificarsi. La Germania e i suoi alleati temono che, con il miglioramento delle condizioni macroeconomiche indotte dal Quantitative Easing della Bce, i Paesi mediterranei abbiano meno incentivi a riformarsi e che quindi il processo di riforme strutturali si areni, una volta 'passata a' nuttata'. Non a caso la Bce, alla cui presidenza c'è l'italiano Mario Draghi, è tornata a spronare Roma nel suo ultimo Bollettino.

E Padoan assicura da Milano che il governo non pensa minimamente a rallentare, anzi. Anche perché l'economia, pur dando qualche segnale di miglioramento che fa ben sperare, è ancora ben lontana dall'essere sulla strada giusta. Per Padoan "la fiducia pian piano si sta consolidando. L'Italia sta conquistando, e mantiene, la fiducia dei mercati", come dimostra l'andamento dei rendimenti dei titoli di Stato e del differenziale tra il decennale italiano e quello tedesco. L'Italia "ha ottenuto, in maniera tangibile, la fiducia delle istituzioni internazionali, tra cui la Commissione Europea".

"Quella che ancora manca - dice il ministro - anche se sta aumentando, è la fiducia delle imprese e delle famiglie italiane. Quando questa fiducia inizierà a consolidarsi, come sta già avvenendo, il risparmio assumerà sempre più la sua funzione non di difesa contro l'incertezza, ma di utilizzo ottimista. E allora a quel punto avremo ottenuto la quadratura del cerchio. E' nelle intenzioni del governo mettere tutti gli strumenti possibili a disposizione della crescita del Paese". E il risparmio dei cittadini, che ora con il Quantitative Easing che schiaccia i rendimenti dei titoli a reddito fisso si sposterà naturalmente su asset più rischiosi, sarà un tassello fondamentale nell'auspicata ripresa.

In Italia, prosegue Padoan, "la propensione al risparmio è scesa per evitare di contrarre troppo le abitudini di consumo, ma adesso sta risalendo, per una serie di fattori, tra cui l'incertezza del futuro. Ma l'uscita dalla crisi è anche un momento di mutamento strutturale profonda, che investe anche i meccanismi di allocazione della ricchezza".

E' in corso, spiega il ministro, "un processo di trasformazione strutturale, che risente anche delle condizioni macroeconomiche generali, che hanno un impatto sulle alternative disponibili agli investitori, in termini di rendimenti che scendono, sia sui mercati mobiliari che nell'immobiliare. Quando il risparmio passa da un atteggiamento di resistenza alla crisi a un atteggiamento proattivo, diventa ancora più importante la questione delle opportunità per i risparmiatori".

Anche a causa del QE promosso dalla Bce, infatti, "è in atto un processo di riallocazione, verso forme di investimento più rischiose, nel senso buono del termine. L'Europa e l'Italia hanno un forte bisogno di più investimento, più propensione al rischio, specie se collegato a un orizzonte temporale lungo. Questo processo di riallocazione è frutto anche della decrescente pressione sui bilanci delle banche, delle condizioni finanziarie accomodanti e riflette anche il miglioramento delle prospettive di crescita che si stanno coagulando".

Al di là dell'inversione del ciclo, prosegue il ministro, "quello che conta è verificare se queste condizioni di crescita riflettono un irrobustimento strutturale e un'uscita definitiva da una recessione molto lunga". Padoan spera che l'Italia esca dalla crisi con un'economia meno bancocentrica: "ll caso italiano - dice - suggerisce che il processo di riallocazione delle risorse assuma prospettive più comuni ad altre economie avanzate, in un contesto in cui continua la disintermediazione delle banche, aumenta l'istituzionalizzazione del risparmio e lo sviluppo di canali finanziari tipici del mercato dei capitali".

Per questo, in Italia "occorre promuovere uno sviluppo del mercato finanziario che agevoli l'impiego della ricchezza verso forme più efficienti e remunerative, al netto del rischio in cui si incorre. Occorre che si accrescano i livelli di alfabetizzazione finanziaria. Occorre inoltre avere strumenti finanziari più diversificati".

Visto che le banche non potranno più svolgere il ruolo pervasivo che hanno svolto finora (e che pagano a tutt'oggi con le sofferenze che gravano sui loro bilanci), "vanno sviluppati con decisione canali alternativi di investimento per le imprese. Le assicurazioni, i fondi di investimento e le società di cartolarizzazione ora possono prestare denaro direttamente alle imprese". Inoltre, è stato dato "un forte impulso dato all'emissione dei minibond", obbligazioni che consentono anche alle pmi un accesso al mercato dei capitali.

Certo, tutto questo è lungi dall'essere sufficiente, e Padoan lo sa. Le piccole e medie imprese italiane, ricorda, hanno un'atavica ritrosia nei confronti della quotazione in Borsa, perché temono di perdere il controllo dell'impresa. "Ci sono fattori - sottolinea il ministro - che ancora sono elementi di resistenza alla quotazione delle imprese, come la scarsa propensione degli imprenditori a cedere quote di controllo e a rischiare passaggi di controllo dopo la quotazione".

Per questo il governo ha introdotto il voto maggiorato, che pure non è piaciuto ai grandi investitori istituzionali. "La possibilità di emettere azioni a voto plurimo per le società non ancora quotate - spiega Padoan - può rappresentare un buon punto di equilibrio tra le esigenze di crescita delle pmi e il mantenimento di un ruolo chiave da parte dei soci di controllo che hanno dato vita all'azienda".

Certo, per favorire l'accesso al mercato dei capitali delle imprese serve anche altro. In particolare, la "qualità del governo societario" è "fondamentale" per garantire la creazione di valore a lungo termine, poiché "l'adesione a buone pratiche aiuta la fiducia degli investitori. Il sistema italiano di corporate governance è avanzato e in linea con le best practice internazionali".

Il ministro ricorda anche "l'importanza della composizione del board per una proficua dialettica all'interno del consiglio. Ha contribuito" a tale dialettica "la presenza nei consigli di amministrazione di consiglieri indipendenti qualificati", spesso candidati dagli investitori istituzionali attraverso Assogestioni.

Insomma, secondo Padoan, "l'economia italiana ed europea stanno entrando in una finestra macro di opportunità, ma questa non ci condurrà in una situazione come quella precedente alla crisi. Questo non è possibile e non è auspicabile". E "dove andremo a finire - continua - dipenderà dalle azioni del governo e dei governi. C'è molto da fare, in Europa e in Italia".

La cris, comunque,i ha rimodellato e continua a plasmare l'economia italiana: "L'uscita dalla recessione è un'occasione indispensabile per un forte miglioramento, qualitativo e quantitativo, della struttura della nostra economia".

Primo pilastro dell'azione del governo è "il rafforzamento del consolidamento" dei conti pubblici, "indispensabile per un Paese ad alto debito come il nostro. Un debito discendente è fondamentale per garantire la fiducia dei mercati e degli investitori".

Ma la politica di bilancio del governo "è anche attenta alla composizione dei bilanci, sia dal lato delle spese che delle entrate. Questo continuerà ad essere il principio guida di utilizzo delle non abbondanti risorse pubbliche, in un'ottica di forte complementarietà tra azione di bilancio e misure strutturali. L'impatto delle riforme strutturali è quello di migliorare il prodotto e l'occupazione, ma anche di migliorare i meccanismi di allocazione delle risorse".

In tutto questo, l'Italia farà la sua parte fino in fondo, ma non può fare a meno del miglioramento dell'architettura europea, che in questi anni ha mostrato tutti i suoi limiti: "Speriamo - conclude Padoan, che assicura l'impegno del nostro Paese - che una volta usciti dalla crisi finanziaria, si possa rimettere in moto il processo di integrazione europea, che rimane il veicolo principale per garantire crescita e occupazione".

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