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Fiducia imprese e consumatori in rialzo. Gli economisti: "Ottimismo ma non euforia"

30 marzo 2015 | 17.49
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Paolo Preti (Bocconi) all'Adnkronos: "Per le aziende conta la capacità del singolo imprenditore, sui consumatori un buon segnale è la ripresa del risparmio delle famiglie". E Di Taranto (Luiss) avverte: "Il dato Istat è una buona notizia che spinge a uscire dal pessimismo, ma soprattutto bisogna rivedere i metodi distorsivi delle statistiche europee"

(foto Infophoto)
(foto Infophoto)

I dati sulla "decisa ripresa" della fiducia di imprese e consumatori declinati oggi dall'Istat, "sono un segnale sicuramente positivo" ma "non darei spazio all'euforia" perchè "l'andamento dell'economia è altalenante, ci sono settori che vanno bene, altri che denunciano ritardi", e all'interno dei differenti comparti aziendali "ci sono società che volano e altre che segnano il passo". E' un'analisi senza squilli di trombe quella dell'economista Paolo Preti, docente di Organizzazione delle Piccole e Medie Imprese dell'Università Bocconi, intervistato dall'Adnkronos sulla rilevazione di oggi dell'Istituto di Statistica. Preti taglia corto: "Oggi commentiamo un dato positivo della nostra economia, domani potremmo trovarci a analizzarne uno negativo. Come dire, oggi sappiamo che il colesterolo va meglio, poi scopriamo che la pressione è alta". Quindi l'econimista segnala un dato per focalizzare la sua analisi: "Il Paese non sta morendo. Nel 2011 abbiamo avuto lo spread a 500 punti, Mario Monti è arrivato a Palazzo Chigi per frenare 'un'emorragia', ma ora siamo qua e non siamo deceduti. Noi non siamo la Grecia. La gente vede un po' più rosa di prima e questo è motivato" dal successo di alcuni settori industriali che si muovono in maniera particolarmente agile.

Far decollare un'impresa "dipende dalla capacità individuale di un imprenditore" rileva l'economista. "E' la capacità anche di innovare che è decisiva" afferma. Per questo, Preti non rinvia "al Governo alcun messaggio". "Non credo possa fare granché, non ho mai creduto in una politica industriale. Se il Governo, continuando sull'esempio del comparto vino, stabilisse degli incentivi, torneremmo agli anni del vino al metanolo" ricorda. E i consumatori? "Ben venga -continua Preti- anche la crescita di fiducia dei consumatori ma un segnale veramente positivo ci arriva dall'incremento del risparmio delle famiglie". Anche per l'economista Giuseppe Di Taranto, docente alla Luiss di Storia dell'Economia e dell'Impresa, i dati diffusi dall'Istat "sono sicuramente positivi" che testimoniano "segnali interni di ripresa che ci devono spingere non all'euforia ma sicuramente all'ottimismo, dopo il buio che ci ha colto dal 2008". "Ritengo questi dati positivi e -spiega- lo ritengo uno dei tanti segnali endogeni ed esogeni positivi" per l'Italia.

Ma, avverte Di Taranto, questi scenari "si ricavano dalle statistiche nazionali che sono più chiare e tutte confrontabili fra loro, mentre il problema sono le statistiche internazionali: la metodologia europea deve essere sempre la stessa e non è così". Le statistiche internazionali, osserva, "sono aleatorie, noi ci troviamo sempre ultimi ma poi lo stesso Eurostat ha ammesso, ad esempio, che i dati 2010 relativi alla coesione economica e sociale, ovvero reddito e occupazione, non sono confrontabili con quelli del 2013 per via di indici differenti". Un esempio, rimarca l'economista Luiss, "è quello che ha visto scendere la Lombardia di 28 posti perchè erano stati inseriti indici come lo spread, la qualità della sanità ed il livello del debito pubblico: temi che c'entrano poco con la coesione economica e sociale". "Se si inseriscono nelle statistiche indici che favoriscono qualcuno e non qualcun altro, così -afferma ancora- i dati non sono più interpretativi ma diventano distorsivi del mercato e quindi danneggiano l'immagine del Paese analizzato con questo criterio" osserva Di Taranto. Distorsione voluta? "Diciamo che sono sempre cattivo con la Germania, ma, tanto per ricordare, dal 2010 al 2013 sullo spread Berlino ha guadagnato 40 miliardi di euro" chiude secco.

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