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Non si sblocca vertenza benzinai, verso nuova protesta a metà aprile

01 aprile 2015 | 16.34
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"Nessun sblocco concreto" dalla riunione al Mise. In mancanza di un esito positivo il 14 aprile, nel corso di un nuovo incontro, Faib Confsercenti, Fegica Cisl e Anisa Confcommercio pronte a nuova tornata di scioperi. Intanto nuovi ribassi sulla rete dei carburanti: dopo Eni tagliano Tamoil e Q8-Shell. Per Pasqua Up aveva assicurato: "Nessun salasso"

Non si sblocca vertenza benzinai, verso nuova protesta a metà aprile

Non è ancora finito lo sciopero dei gestori delle aree di servizio autostradali, che si conclude a mezzanotte, che già si profila una nuova tornata di scioperi. Dalla riunione del ministero dello Sviluppo economico di ieri, rilevano in una nota congiunta Faib Confsercenti, Fegica Cisl e Anisa Confcommercio, non sono emerse novità.

La riunione, sottolineano i gestori confermando che lo sciopero di oggi proseguirà fino alle 24, "ha replicato di fatto quella già tenuta in sede di ministero dei Trasporti la settimana scorsa e ha ignorato i veri motivi della protesta evitando di affrontare e risolvere temi e le questioni che sono all’attenzione del Governo fin dal 2012: concorrenzialità della rete sui prodotti oil e non oil, qualità e continuità del servizio pubblico".

Per questi motivi, nel caso in cui la prossima riunione ministeriale già fissata per il prossimo 14 aprile non dovesse nuovamente portare a nulla, affermano Faib, Fegica e Anisa, "i gestori saranno pronti ad una nuova immediata proclamazione per l’effettuazione della terza tornata di scioperi".

Per i gestori dei carburanti, "è arrivato il momento di dire chiaramente che le priorità non possono essere rappresentate dai 'piani di ristrutturazione', come pure il Governo vorrebbe lasciar credere e che pure avrebbero dovuti essere già stati realizzati entro lo scorso 15 marzo".

L’interesse di un intero settore e della collettività, rilevano Faib, Fegica e Anisa, "è quello di mettere le mani su un 'sistema' perverso e torbido che, sull’utilizzo di un 'bene pubblico dato in concessione', permette di lucrare ingentissime rendite di posizione a soggetti privati, restituendo tariffe di pedaggio aumentate di quasi il 50% dalla privatizzazione ad oggi, royalty sui carburanti aumentati del 1400% nello stesso periodo, con l’effetto di avere sulle autostrade italiane i prezzi più alti d’Europa, e standard di servizio assolutamente inadeguati per varietà e qualità, mettendo a rischio la continuità del servizio oltre ai livelli occupazionali".

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