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Bankitalia, il QE fra il 2015 e il 2016 può far crescere il Pil fino a 1,4 punti

29 aprile 2015 | 12.19
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La sede del Consiglio Direttivo della Bce - ECB / Robert Metsch
La sede del Consiglio Direttivo della Bce - ECB / Robert Metsch

Dal Quantitative Easing, il programma di acquisto di titoli varato a gennaio scorso dalla Bce, può arrivare un contributo alla crescita del PIL italiano pari a 0,5 punti percentuali nel 2015 e di quasi 1,4 punti percentuali complessivi nel biennio 2015-2016. Lo conferma Banca d'Italia in uno studio in cui si sottolinea anche come dagli interventi dell'Eurotower può arrivare un contributo all’inflazione di 0,5 punti percentuali nel 2015 e di circa 0,7 nel 2016.

In un Occasional Paper delle "Questioni di economia e finanza" si stimano gli effetti del programma di acquisti attraverso i differenti canali di trasmissione. Al dato - che conferma le stime già emerse nel Bollettino di Via Nazionale dello scorso 17 aprile - contribuisce in maniera importante il calo atteso nei tassi di interesse sui titoli di Stato a lungo termine, valutato in 85 punti base, dato significativo ma che - riconoscono gli autori dello studio - potrebbe essere più accentuato.

Altro canale di trasmissione, l'atteso deprezzamento dell’euro stimato in totale all’11,4 per cento rispetto alle valute dei principali partner: un valore che per il nostro paese, per via della elevata quota di commercio estero con i partner dell’area dell’euro, può trasformarsi in un corrispondente miglioramento della competitività di prezzo, a parità di altre condizioni, di circa il 6 per cento. Il deprezzamento dell’euro - spiega Bankitalia - si rifletterebbe in particolare sulle esportazioni, che nel biennio aumenterebbero cumulativamente di quasi 4 punti percentuali. Inoltre la crescita dell'export stimolerebbe gli investimenti, che crescerebbero di oltre 2 punti, fornendo un contributo rilevante alla domanda aggregata. Complessivamente tramite il tasso di cambio, il programma della Bce può dare un contributo complessivo al Pil italiano di quasi 1 punto percentuale nel biennio 2015-2016.

Altri benefici sono attesi "dall'aumento della spesa delle famiglie, che avrebbero una minore convenienza a risparmiare, e delle imprese, che potrebbero investire di più beneficiando del calo del costo d’uso del capitale". Pertanto i consumi crescerebbero complessivamente nel biennio 2015-2016 di quasi mezzo punto percentuale, mentre gli investimenti di oltre un punto. In totale, osserva Bankitalia, questo canale porterebbe a un ulteriore aumento del PIL di circa mezzo punto percentuale nel biennio.

Più difficile, riconoscono gli esperti di Bankitalia, quantificare gli effetti del programma di acquisti della Bce sulle aspettative di inflazione e sulla fiducia del settore privato.

Bankitalia prevede comunque che eventuali 'tesoretti' frutto del minore esborso per il servizio del debito vengano interamente destinati a ridurree l’indebitamento netto, quindi senza riflessi diretti sulla domanda e sulla crescita del Pil.

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