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Expo: Cnr, ecco le nuove tecniche per scoprire frodi alimentari

04 maggio 2015 | 17.52
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Il 6 maggio al Padiglione Italia i ricercatori italiani spiegano come scoprire i 'falsi' nei cibi che minano i prodotti Dop e Igp e l'economia agroalimentare del Paese. Cnr: "Con la ricerca scientifica la contraffazione diventa impossibile".

(foto Infophoto)
(foto Infophoto)

Arrivano all'Expo nuove tecniche messe a punto dalla ricerca scientifica per scoprire le frodi alimentari che inquinano i prodotti tipici italiani, minando il nostro settore agroalimentare e la salute dei consumatori. Si parte dalla spettrometria di massa che consente di analizzare un campione di latte e scoprire se la mozzarella di bufala è prodotta davvero con il 100% di latte di bufala, per passare alle tecniche di microarray in grado di svelare se la carne di suino dichiarata pregiata sia veramente realizzata con i maiali di Cinta senese o Nero dei Nebrodi, fino alla spettroscopia di risonanza magnetica nucleare che 'indaga' se l'olio extravergine Dop non sia stato miscelato con altro tipo di olio. Queste nuove tecniche saranno al centro di un incontro, mercoledì prossimo, all'esposizione universale di Milano in occasione dell'evento "I prodotti tipici: una contraddizione o una speranza per l'agricoltura e il Made in Italy?", organizzato dal Dipartimento di scienze bio-agroalimentari del Consiglio nazionale delle ricerche (Disba-Cnr). All'interno del Padiglione Italia, alcuni esperti illustreranno le nuove metodologie per valorizzare i prodotti tipici italiani Dop ed Igp e per sventare le minaccie alla unicità e tipicità di questi alimenti e per difendere i consumatori dalle frodi. Esistono "analisi che ora sono realizzate in centri di ricerca specializzati e che presto potranno essere alla portata di tutti" spiega Andrea Scaloni, che dirige l'Istituto produzione animale in ambiente mediterraneo (Ispaam-Cnr). E lo scienziato mette sul piatto esempi concreti ci falsificazione. "Per la mozzarella di bufala campana -afferma Scaloni- il disciplinare prevede che si usi il 100% di latte di bufala. I 'falsificatori' invece lo mescolano con latte bovino o bufalino liofilizzato, meno costoso e spesso proveniente da altre nazioni".

Una frode che oggi si può sventare. "Con la spettrometria di massa si può analizzare un campione di latte per scoprire di che tipo è, identificandone i peptidi e le proteine" spiega il ricercatore. "In particolare all’Ispaam-Cnr di Napoli -riferisce Scaloni- è stato messo a punto un metodo di analisi molto rapido, che consente di rivelare anche piccole aggiunte, pari al 2-5%, di latte non dichiarato, a fronte di quelle normalmente riscontrate, sopra il 15%". Questa metodologia, "messa a punto per il latte di bufala, funziona molto bene -continua ancora lo scienziato del Cnr- anche per quello di pecora e di capra, aprendo così vasti scenari di applicazione per la certificazione di molte altre Dop ed Igp". Ma non solo. In alcuni casi, nei prodotti a base di maiale del tipo Cinta senese, Nero dei Nebrodi o Casertano, è utilizzata invece carne da razze suine meno pregiate, avverte il Consiglio Nazionale delle Ricerche, "Oggi, grazie a tecniche di microarray, che permettono di esaminare i prodotti derivanti dal genoma di un organismo su una singola lastrina di vetro o su un chip di silicio, è possibile riconoscere sequenze di Dna specifiche che caratterizzano in maniera univoca una determinata razza" animale, assicura il ricercatore.

E nuove tecniche sono state prodotte dai ricercatori anche per conoscere la reale qualità dell'olio definito di oliva Dop. "Per essere certi che l'olio monovarietale extravergine Dop non sia stato miscelato con altri oli meno pregiati, se ne valutano gli aromi con la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare e con tecniche di cromatografia abbinate alla spettrometria di massa, mentre altre analisi basate sul contenuto di isotopi permettono di ottenere informazioni sul sito geografico di provenienza" dice Scaloni. Temi che il 6 maggio saranno affrontati nel Padiglione Italia dai ricercatori dell’Università di Napoli 'Federico II'.

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