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Pa: Federconsumatori, molti disservizi ma solo 4% denuncia

11 maggio 2015 | 17.45
LETTURA: 6 minuti

Federconsumatori all'Adnkronos: "E' impossibile dimostrare i fatti e ricorrere. La percentuale è molto bassa rispetto al 32% di denunce su servizi postali e tlc". Per Manzella (Pd) bisogna spingere sul digitale e "inserire un Chief Technology Officer nelle Regioni". Quintarelli (Sc): "E' difficile interagire via Web, serve più chiarezza sulle regole" di Andreana d'Aquino

(foto Infophoto)
(foto Infophoto)

Nella Pubblica amministrazione non decolla il digitale e continuano i disservizi ma i cittadini non riescono a far valere i propri diritti. Da parte della Pubblica amministrazione "i disservizi ci sono eccome ma poi nel 2014 solo il 4% dei nostri utenti ha denunciato la Pa per danni subiti", cioè ha aperto una pratica, e questo perchè "è difficile dimostrare i fatti e quindi anche ricorrere". E' il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, a tracciare, parlando con l'Adnkronos, le somme dei dati raccolti dai mille sportelli dell'associazione dei consumatori distribuiti sul territorio italiano. I disservizi, spiega Trefiletti, "ci sono, eccome, e molti consumatori ci segnalano fatti accaduti ma poi i cittadini mugugnano e basta perchè non si riesce ad arrivare ad una denuncia", quindi, aggiunge, "la percentuale di denunce contro la Pa è molto bassa" rispetto, stando ai dati raccolti da Federconsumatori, ad esempio "al 32% di denunce contro le Tlc ed i servizi postali o al 34% di denunce su energia elettrica, gas e acqua per bollette strane o contratti truffa". Difficile, ad esempio, conclude l'associazione dei consumatori, fare una denuncia perché, "sebbene teoricamente possibile, è complicato ottenere la tessera sanitaria via web perché sul sito dell'Agenzia delle Entrate il sistema troppe volte si blocca e, alla fine, bisogna comunque rivolgersi alla Asl".

E per rendere più efficiente e trasparente la macchina della pubblica amministrazione italiana, bisogna puntare a "metabolizzare la cultura delle nuove tecnologie informatiche rispetto alla vecchia cultura amministrativa-gerarchica, introducendo nella Pa la figura del Chief Technology Officer" secondo Gian Paolo Manzella del Pd, consigliere regionale del Lazio e vicepresidente Commissioni Affari Europei e Internazionali e Tutela dei Consumatori, che sottolinea come ormai anche la cosidetta trasparenza su internet riguardo i servizi e le informazioni ai cittadini, rientra nella "rivoluzione digitale in atto". Nel mondo, i Paesi sviluppati si apprestano ad "investire centinaia di miliardi di dollari nelle smart cities per dare ai cittadini servizi innovativi, più rapidi e anche più trasparenti", per questo, sottolinea Manzella, "in una rivoluzione digitale ormai in atto, anche la pubblica amministrazione italiana deve dotarsi di un Chief Technology Officer regionale, una figura esperta che dialoghi con i grandi player internazionali per avere servizi mirati per le esigenze degli abitanti di quel territorio italiano e non ci svendano tecnologie pensate, ad esempio, per il Brasile". L'Italia, evidenzia Manzella, "deve superare il gap digitale che sta scontando cominciando dalla Pa. Serve un cambio di passo".

Ma usare la via telematica - come la Posta elettronica certificata - per assolvere alle proprie incombenze burocratiche, o per svolgere le proprie attività "via internet con la Pa o le aziende, non è semplice, eppure le regole che danno diritto ai cittadini di procedere con la Pec esistono e sono tante" avverte Stefano Quintarelli, deputato di Scelta Civica e dal 10 luglio 2014 nominato Presidente del Comitato di Indirizzo dell'Agenzia per l'Italia digitale dal Consiglio dei Ministri, che illustra, anche ricorrendo a esperienze personali, gli ostacoli più frequenti nell'uso del web. "Le regole ci sono ma non sono pubblicate, manca cioè un repertorio dei diritti on line che chiarisca ai cittadini come possono agire nel loro pieno diritto" nella gestione delle pratiche telematiche con la Pa e non, "ed io appoggio un servizio così". Inoltre, aggiunge, "molti cittadini italiani non utilizzano il web e riportano questo gap culturale anche negli uffici in cui lavorano. Insomma è un gatto che si morde la coda". E Quintarelli racconta due diverse esperienze personali. "Avevo ricevuto una cartella non corretta -racconta- ed ho risolto rapidamente con l'Inps la pratica per via telematica, volevo invece disdire un abbonamento via internet, usando la Pec, ma l'impiegato insisteva che dovevo mandare un fax. Alla fine l'ho vinta io, ma non tutti i cittadini hanno le dovute informazioni".

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