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Fiere: Peraboni (Milano) suona la carica, basta logiche quartiere

26 maggio 2015 | 15.06
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Si deve puntare a valorizzare il sistema fieristico nel suo

Basta con le logiche di quartiere in Italia nella organizzazione delle fiere, anche e soprattutto dove si espone l'eccellenza produttiva, perché il solo risultato che si ottiene è raddoppiare le manifestazioni indebolendole e lasciando agli stranieri, tedeschi in particolare, il primato anche quando gli espositori sono praticamente tutti italiani. Corrado Peraboni, neo ad di Fiera Milano, in una delle sue prime uscite pubbliche dopo la nomina, suona la carica al sistema fieristico italiano. E mette in fila pochi e chiari obiettivi che vogliono restituire a Milano quel tratto di internazionalità tale da riportarle al vertici mondiali come accade ad esempio oggi per la sposa, con 'SiSpositalia Collezioni', prima kermesse al mondo per il settore, e per il design con il 'Salone Internazionale del Mobile'.

E non risparmia critiche per nessuno: "proprio oggi il presidente di Bolognafiere faceva dell'ironia sul fatto che ha portato via a Milano la fiera del franchising che è di circa 5-6mila mq. Quindi vuol dire che il prossimo anno avremo due fiere da tremila metri quadri e Parigi continuerà avere una fiera da 15mila".

"Noi seguiamo - avverte - un'altra strada che non è quella della proliferazione, ma del mettersi insieme, fare massa critica e smettere di fare i vassalli dello straniero di turno. Se togliessimo gli espositori italiani alle manifestazioni tedesche non avrebbero un solo visitatore. Calcoliamo quanto vale questo in termini di indotto e sul pil e vediamo quanto è importante fare massa critica sulle fiere".

Inorridisco a vedere che Salonne Nautico più importante non è Genova, ma Dusseldorf

"Noi sappiamo - ricorda Peraboni - secondo studi molto accurati e ormai consolidati, che ogni euro che si spende in fiera si moltiplica per cinque sul territorio. Vuol dire risparmiare soldi di trasferta, risparmiare per i nostri espositori trasferte all'estero, portare qui denaro fresco. Manca questo, saldarci tra associazioni, fiere, istituzioni e governo e fare finalmente massa critica che ci consenta di essere leader fieristici almeno nei settori dove siamo leader produttivi. Almeno quello".

L'ad di Fiera Milano ammette di "inorridire quando vedo che il Salone Nautico più importante non è più Genova, ma Dusseldorf, dove non c'è il mare. Inorridisco di fronte a queste cose. Ma è possibile - si domanda - che la fiera più importante al mondo del cibo sia in Germania dove, con tutto l'affetto per gli amici tedeschi, non hanno una tradizione di food esattamente come la nostra?"

Insomma, "da noi ogni quartiere fa la sua fieretta". E se il food va unito al vino, "chiederò a Verona (dove si tiene Vinitaly, ndr) di fare insieme un padiglione del vino. Non cerchiamo di scippare a Verona la fiera sul vino, perché ne faremmo due piccole".

Milano sia internazionale, interi settori produttivi possono usare questa città

Peraboni coglie l'occasione della presentazione della nuova edizione di Homi che aprirà i battenti a settembre (la quarta) per chiarire che: "noi di Fiera Milano non siamo rassegnati a questo. E' partito uno sforzo importante e difficile per competere con altri saloni più strutturati. Lo sforzo che noi facciamo è di cucirci con la città e diventare una delle espressioni di quel design che fa grande Milano nel mondo".

Vogliamo che nel calendario in cui Milano diventa internazionale, Homi faccia la sua parte. Ho dato disposizioni, nelle poche settimane in cui ho assunto l'incarico, che il numero di espositori non deve più crescere. Non deve crescere quantitativamente, ma dobbiamo lavorare su qualità. Man mano che potremo inserire nuovi espositori li inseriremo, ma non a scapito dell'eccellenza".

Altro driver, "raggiungere più internazionalità. Non sono tra quelli - confessa Peraboni - che pensano che, per incontrare il mondo, Milano non sia sufficiente e bisogna andare fuori. Interi settori produttivi possono usare questa città". Quindi serve un "grande sforzo nel portare qui i buyer internazionali" e serve dire basta a "prove muscolari, ma momenti di road show, capsule, presentazioni che raccontino che cosa è Homi. Queste sono le poche linee guida che intendo seguire nello sviluppo di questa manifestazione e di tutte quelle organizzate direttamente dalla fiera".

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