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La Corte Conti: "Serve un nuovo patto sociale e un nuovo welfare"

11 giugno 2015 | 15.53
LETTURA: 4 minuti

Prioritarie misure per famiglie e imprese, tasse locali raddoppiate per scelte governi

La Corte Conti:

Un patto sociale tra governo e cittadini e un nuovo welfare. In un'Italia che finalmente si lascia la recessione alle spalle, è questa l'indicazione al governo che giunge dalla Corte dei Conti nel Rapporto 2015 sul coordinamento di finanza pubblica.

"Un duraturo controllo delle dinamiche di spesa può ormai difficilmente prescindere da una riscrittura del Patto sociale che lega i cittadini all'azione governo è che abbia al proprio centro una riorganizzazione dei servizi di welfare", si legge nel documento.

E nel rapporto tra politica e cittadini essenziali sarebbero interventi per sostenere i redditi e indirettamente spingere i consumi e dunque la crescita. "Prioritaria appare la necessità di restituire capacità di spesa a famiglie e imprese'', si legge, ricordando che questa direzione è stata già intrapresa nel 2014 "con la riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro e con il bonus erogato alle famiglie, che le regole contabili hanno però portato a iscrivere come maggiore spesa"

La magistratura contabile guarda al rilancio economico ma parla con realismo dell'attesa attuazione dei tagli alla spesa pubblica. "Un ambiente macro economico espansivo sarà necessario per sostenere le scelte di allentamento della spesa fiscale", si rileva nel testo, riconoscendo che "non possono infatti sottovalutarsi le difficoltà di realizzare pienamente il programma di spending review ".

Il quadro macro in generale appare migliorato, ma l'attuazione delle riforme sarà cruciale per l'Italia. "Il 2014 segna un importate passaggio per l'economia italiana. Il pil ha continuato a contrarsi nella media annua, ma nel corso dell'ultimo trimestre sono emersi evidenti segnali del superamento della lunga recessione sperimentata dal paese", si rileva nel rapporto, pur riconoscendo che il miglioramento congiunturale è legato a noti fattori esterni: dal calo del greggio al deprezzamento dell'euro, ma soprattutto dalla decisa spinta data da Qe della Bce.

Ma sull'Italia pesa l'atavico problema della scarsa produttività da risolvere con interventi profondi. "Le condizioni di sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica richiedono la costruzione di una traiettoria macroeconomica ambiziosa, saggi di crescita del Pil e della produttività dell'1,5% annuo e un ritorno della disoccupazione al 7%", avvertono i giudici contabili. "Uno scenario non conseguibile in assenza di interventi profondi capaci di rialzare le dinamiche della produttività totale dei fattori. È in questo ambito - sottolinea la Corte - che torna centrale la discussione sul programma di riforme".

Sul fronte fiscale il dito è puntato contro i più volte annunciati riordini delle tax expenditures, rimasti lettera morta. "Il varo di puntuali interventi di riduzione delle agevolazioni fiscali" è stato "disatteso nella fase applicativa", si legge nel documento, indicando che dal 2008 al 2015 l'erosione di entrate riconducibile a spese fiscali è stata di poco meno di 40 miliardi per effetto di 51 miliardi di 'aumenti' (estensione di agevolazioni o nuove) e 11 miliardi di 'riduzioni' (tagli alle misure esistenti).

Infine la Corte si sofferma sulla questione delle tasse locali, aumentate nell'ultimo ventennio ma per scelte dei governi. La quota su quelle dell'intera pa legata alle entrate da parte delle amministrazioni territoriali è quasi raddoppiata in 20 anni, dall'11,4% del 1995 al 21,9% del 2014, scrive nel rapporto, ma "ciò è è stato frutto di scelte operate a livello di governo centrale piuttosto che espressione dell'autonomia impositiva degli enti decentrati".

Secondo la Corte inoltre "sono 113 le misure che hanno interferito con il percorso del federalismo, incidendo sull'assetto e sull'evoluzione dei principali tributi regionali e comunali (Irap, addizionale regionale Irpef, addizionale comunale Irpef e Imu)". Nel periodo 2008-2014 "la dimensione degli interventi con effetti diretti o riflessi sulle entrate è imponente: 45 manovre di bilancio e specifiche iniziative legislative e 758 misure che fra maggiori e minori entrate hanno movimentato 520 miliardi, con effetti di riduzione del deficit di 145 miliardi".

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