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Spazio: Bolden Jr. (Nasa), l'uomo su Marte dopo il 2030

17 giugno 2015 | 18.44
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Charlie Bolden Jr. dona al Politecnico di Milano una targa  della Nasa
Charlie Bolden Jr. dona al Politecnico di Milano una targa della Nasa

"Atterreremo su Marte, abbiamo una precisa timeline. Lo faremo dopo il 2030, impiegheremo più di 10 anni per prepararci. Oggi non siamo ancora pronti". Lo ha dichiarato il generale Charles Frank Bolden Jr., amministratore della Nasa, davanti agli studenti del Politecnico di Milano nel corso del suo intervento nella sala conferenze del polo di Bovisa per l'incontro "Reaching for the stars".

Organizzato in collaborazione con la United States Mission to Italy e con il Padiglione Americano a Expo, all'incontro ha preso parte anche l'astronauta dell'Esa Luca Parmitano. Bolden Jr. ha lodato più volte il grande contributo che negli ultimi anni è arrivato dall'Italia: "Gli italiani vanno già nello spazio, l'industria italiana ha dato un grosso contributo alla Stazione spaziale internazionale e avete un bel numero di astronauti, come Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti, che sono super".

"Ogni gruppo di astronauti che va in orbita -spiega l'administrator della Nasa- è via via sempre migliore del precedente. Adesso, poi, come Luca e Samantha hanno ampiamente dimostrato, gli astronauti hanno imparato a confrontarsi col mondo dei media e dei social network, sono eccellenti comunicatori".

La conferma di Parmitano: "La ragione per cui usiamo i social network è perchè esistono. Solo 10 anni fa i social non esistevano e non avevamo, a bordo, le tecnologie per accedervi. Tutti gli astronauti, fin dal primo viaggio nello spazio, hanno sempre avuto una enorme urgenza di condividere, di comunicare le loro sensazioni a bordo. Prima c'erano solo libri e film, conferenze. Adesso esistono queste tecnologie incredibili, usiamole", ha detto.

Dopo i complimenti all'astronauta siciliano da parte di Bolden Jr. per il magistrale uso dei social network che sia Parmitano che Samantha Cristoforetti hanno fatto in questi anni nel corso delle loro ultime esperienze nello spazio, l'astronauta ha spiegato: "Non siamo costretti a usarli e non siamo addestrati a usare le piattaforme social. Le storie, le immagini, i soggetti sono talmente grandiosi che qualsiasi tweet, qualsiasi foto -e non sono nemmeno un gran fotografo- verrà bene".

Continua: "Non è perchè son bravo a usare i social, è perchè era enorme l'esperienza che stavo vivendo. E i ricordi migliori che ho di quell'esperienza non sono quelli di ciò che ho catturato con la mia macchina fotografica, ma quelli delle cose che ho visto con i miei occhi".

Bolden Jr. ha parlato anche di New Horizons, la sonda spaziale sviluppata dalla Nasa per l'esplorazione di Plutone e del suo satellite Caronte. Il lancio è avvenuto il 19 gennaio 2006 e si prevede che raggiungerà Plutone il 14 luglio 2015. "Cosa speriamo di trovarci? Quando facciamo le nostre 'explorations' -racconta Bolden Jr.- le chiamiamo così proprio perchè davvero non abbiamo idea di cosa troveremo in un posto come Plutone".

"Quando Curiosity atterrò su Marte -continua- in una conferenza stampa chiesero a me e a John M. Grunsfeld (Associate Administrator for the Science Mission Directorate, ndr) cosa ci aspettavamo di trovare. Lui rispose che aveva una grossa previsione da fare. Tutti i media aspettavano chissà quale predizione ma lui se ne uscì dicendo, di fronte al mondo intero, che Curiosity non avrebbe scoperto nulla. Stavo per cadere dalla sedia".

Ancora Bolden Jr.: "Poco prima che io morissi d'infarto Grunsfeld disse che Curiosity non avrebbe scoperto nulla perchè era un robot: in quanto tale si sarebbe limitato a mandare i suoi dati sulla Terra, in terabytes, e per anni scienziati ed ingegneri avrebbero analizzato quei dati e fatto le loro scoperte. Aveva ragione: fin tanto che gli umani non analizzano dati inviati dai robot, la scoperta non esiste ancora".

Sullo stesso tema è tornato anche Luca Parmitano: "L'immaginazione è per noi esseri umani insieme un grande dono e un limite, perchè per l'uomo è veramente difficile immaginare quelle cose di cui non ha ancora avuto esperienza diretta. Se mi chiedete, quindi, cosa mi aspetto di trovare da una missione, io rispondo 'quella che non abbiamo ancora immaginato' ".

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