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Lavoro: Ocse, migranti più propensi a lavorare che italiani

02 luglio 2015 | 16.21
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(foto Infophoto)
(foto Infophoto)

Con un tasso di occupazione complessivo del 59%, gli immigrati in Italia sono più propensi a lavorare rispetto agli italiani il cui tasso di occupazione si attesta al 56%. E' quanto emerge dal rapporto Ocse intitolato 'Indicators of Immigrant Integration 2015' che è stato pubblicato oggi. Tuttavia, rileva l'organizzazione internazionale, gli immigrati di sesso maschile sono stati particolarmente colpiti dalla crisi economica. Il loro tasso di occupazione è diminuito dall’82% nel 2006-2007 al 70% nel 2012- 2013: una diminuzione di 12 punti percentuali. La diminuzione del tasso di occupazione per gli italiani è molto meno marcata: meno di 6 punti percentuali. La perdita di posti di lavoro, rileva l'Ocse, è stata meno pronunciata tra le donne immigrate, il cui tasso di occupazione è sceso di un solo punto percentuale, ma la qualità del loro lavoro è chiaramente peggiorata in quanto, rispetto al passato, tendono ad occupare posti di lavoro più instabili e precari.

Secondo l'Ocse, inoltre, quasi un lavoratore immigrato su tre in Italia vive in condizioni di povertà relativa. Il rapporto sottolinea che "l'elevata incidenza di posti di lavoro di bassa qualità tra i lavoratori immigrati li espone anche ad un elevato rischio di povertà". Per via delle loro competenze relativamente basse, ma anche a causa della mancanza di riconoscimento delle loro qualificazioni, sottolinea l'Ocse nel rapporto pubblicato oggi, i migranti impiegati in Italia occupano spesso posti di lavoro di bassa qualità. Un quarto degli uomini immigrati e più di un terzo delle donne occupa posti di lavoro poco qualificati. Più della metà dei lavoratori immigrati altamente qualificati, rileva l'Ocse, erano sovraqualificati nel 2012-13, 12 punti percentuali in più rispetto al 2006-07, e ciò a fronte di appena 15% dei nativi. La situazione è ben più grave per i migranti con titoli di studio stranieri e per gli extracomunitari, con tassi di sovraqualificazione che raggiungono il 70-80%.

Ma anche l'accesso alla cittadinanza per gli immigrati è basso in Italia. La quota di cittadini tra la popolazione immigrata con almeno dieci anni di residenza, rileva l'organizzazione internazionale, è tra le più basse dell'Ocse, con meno di 2 su 5 migranti stanziali naturalizzati, rispetto a una media Ocse di 62% e 58% nell’Unione Europea. In contrasto con quanto generalmente osservato in altri paesi, il tasso di naturalizzazione, sottolinea l'organizzazione internazionale, "è più elevato tra immigrati comunitari che non tra gli immigrati extracomunitari. Questo potrebbe riflettere la naturalizzazione degli immigrati romeni prima dell'adesione del loro paese all'Ue. Gli immigrati di origini africane e asiatiche hanno meno probabilità di essere naturalizzati". Un altro svantaggio per gli immigrati in Italia, rileva l'Ocse, è la mancanza di accesso alla proprietà d’abitazione, che al contrario è elevato per gli italiani. Gli immigrati tendono a vivere in abitazioni sovraffollate: più di due su cinque abitazioni hanno un numero di camere non sufficienti per le dimensioni del nucleo familiare (rispetto a meno di uno su cinque in sede Ocse) e il 13% manca di almeno due camere (8% trai i paesi Ocse).

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