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Vivendi, in Telecom per restare. Il ceo: crescere ancora? Vedremo

08 luglio 2015 | 15.39
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Vivendi, in Telecom per restare. Il ceo: crescere ancora? Vedremo

L'investimento di Vivendi in Telecom Italia, dove oggi è il socio di riferimento con il 14,9%, "è industriale e con un'ottica di lungo periodo". Non solo. Anche se al momento la media company francese è soddisfatta di lavorare con Telecom nella prospettiva di creare un player globale per la distribuzione di contenuti non esclude una ulteriore crescita futura nel capitale del gruppo: non nel breve termine ma 'mai dire mai', dice in sintesi il ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, a margine del primo giro di incontri istituzionali con ministri e sottosegretari del governo Renzi. "Abbiamo deciso di crescere in Telecom Italia perché abbiamo voluto dare un segnale di impegno", spiega innanzitutto il manager conversando con i giornalisti all'uscita dell'incontro con il ministro dello Sviluppo Federica Guidi dove è stato accompagnato dal presidente di Telecom Giuseppe Recchi. Dall'8,3% iniziale ('girato' a Vivendi da Telefonica in seguito all'acquisizione di Gvt) al 14,9% del capitale della società.

"Siamo molto contenti oggi con la quota del 14,9% in Telecom Italia: per il futuro? Io mi chiamo de Puyfontaine, fontana, in Francia abbiamo un detto 'non dire mai fontana non berrò mai alla tua acqua'... Quello che faremo in futuro lo vedremo". E a chi gli fa notare che anche in Italia c'e' un proverbio di questo tipo replica sorridendo: "bene, cosi' capite cosa voglio dire".Come dire che in futuro si vedrà; di certo per ora "da parte di Vivendi c'è il pieno impegno ad essere a fianco del board e del management di Telecom Italia – prosegue de Puyfontaine – e il nostro piano è quello di sostenere lo sviluppo della rete". Reti che il ceo di Vivendi definisce "autostrade" che, spiega, "per compagnie come Vivendi sono molto importanti. Quello che vogliamo realizzare è lo sviluppo della distribuzione di video, musica e contenuti. Abbiamo una strategia di lungo termine come azionisti in Telecom Italia: definirci come è stato fatto un investitore finanziario è un nonsense". Il legame con l'Italia ce l'ha già il presidente e primo azionista di Vivendi Vincent Bollorè: "ha già lavorato in Italia, ama l'Italia e anch'io - dice il ceo - amo questo paese con cui c'è quindi "un impegno culturale ed emotivo".

Quanto a Mediaset, con cui il gruppo francese ha dialogato per Premium, la pay tv, "non c'è nessuna speculazione da aggiungere" a quanto detto da Pier Silvio Berlusconi. Come dire: buoni rapporti ("Bollorè conosce bene le persone di Mediaset e anch'io che ho lavorato in Mondadori") ma per ora non c'è nulla di concreto: "oggi il nostro piano è lavorare con Telecom Italia". Per ora nessuna richiesta formale di rappresentanti Vivendi nel board anche se a quanto si è appreso da fonti finanziarie Tarak Ben Ammar, già membro del board di Telecom per conto di Telco, resterà in cda rappresentando gli interessi del socio francese. Per avere consiglieri del board, ha detto il ceo, Vivendi valuterà "a tempo debito". "Io non farò alcuna richiesta, ma a tempo debito se il board e il presidente riterranno che Vivendi può portare altro valore, vedremo", dice.

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