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Nuovi rischi per la crescita e l'inflazione: Draghi taglia le stime e rafforza Qe

03 settembre 2015 | 14.57
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 AFP PHOTO / DANIEL ROLAND - AFP
AFP PHOTO / DANIEL ROLAND - AFP

Ci sono "nuovi rischi al ribasso" per la crescita e l'inflazione. Tanto che la Bce è costretta a rivedere al ribasso le stime: per il 2015 la crescita del Pil dell'Eurozona dovrebbe essere dell'1,4%, per poi salire all'1,7% il prossimo anno e all'1,8% nel 2017. In questo scenario il presidente Mario Draghi annuncia una reazione pronta dell'Eurotower, che sceglie di rafforzare la principale delle misure non convenzionali messe in campo, il Quantitative Easing. Sale al 33%, dal 25%, il limite della quantità di un'emissione di titoli di Stato acquistabile da Francoforte. "Non ci sono limiti particolari alle possibilità della Bce di potenziare la propria politica economica: il cambiamento deciso oggi di uno dei parametri del QE è un segnale", evidenzia Draghi.

La promessa resta sempre la stessa e, se possibile, viene rafforzata. La Bce farà tutto quello che è possibile per spingere l'inflazione verso il 2% e sostenere la crescita. Il Consiglio della Bce, afferma Draghi, "sottolinea la sua volontà e la capacità di agire, se necessario, utilizzando tutti gli strumenti disponibili nell'ambito del suo mandato e, in particolare, ricorda che il programma di acquisto di asset prevede una flessibilità sufficiente in termini di aggiustamento della dimensione, della composizione e della durata del programma".

"Nel frattempo noi attueremo in pieno i nostri acquisti di asset mensili da 60 miliardi di euro - aggiunge Draghi - Tali acquisti hanno un impatto positivo sul costo e la disponibilità di credito per imprese e famiglie. Sono sono destinati a proseguire fino alla fine del settembre 2016 o oltre se necessario, e, in ogni caso fino a quando non vedremo che l'inflazione segua un percorso coerente con il nostro obiettivo di tassi inferiori ma prossimo al 2% nel medio periodo".

I segnali, negativi, di queste settimane potrebbero comunque essere transitori. "A causa delle forti oscillazioni dei mercati finanziari e delle materie prime, il Consiglio direttivo ha giudicato prematuro stabilire se questi sviluppi abbiano un impatto duraturo sulle previsioni sui prezzi e sul percorso per riportare l'inflazione verso il nostro obiettivo di medio termine, o se vadano considerati prevalentemente transitori", spiega il presidente della Bce. Per questo, non sono state prese decisioni su nuove misure. "Non siamo ancora a quel punto", osserva Draghi.

Tra i segnali positivi, invece, c'è "l'erogazione di credito sta migliorando "notevolmente in paesi come la Spagna, l'Italia e anche la Francia". Questo, fa notare il presidente della Bce, "prova che la nostra politica monetaria funziona".

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