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Federmeccanica: "Pronti ad aprire tavolo su rinnovo contratto metalmeccanici"

28 settembre 2015 | 15.55
LETTURA: 4 minuti

(Xinhua/Xu Zijian) (hy) - Infophoto - INFOPHOTO
(Xinhua/Xu Zijian) (hy) - Infophoto - INFOPHOTO

Federmeccanica è pronta ad aprire il tavolo di confronto sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Ad annunciare l'avvio della tornata contrattuale è il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, a margine della presentazione dei dati trimestrali. "Noi ci confrontiamo sempre con tutti e, accordo o non accordo quadro sulla riforma del contratti, apriremo il tavolo", ha spiegato annunciando come al negoziato saranno chiamati tutti i sindacati in attuazione del Testo unico sulla rappresentanza.

Anche la Fiom, dunque, oltre a Fim e Uil, dovrebbe così sedere al tavolo che potrebbe essere convocato già la prossima settimana. Ma gli industriali mettono subito le cose in chiaro: "più che rinnovo serve parlare di rinnovamento perché i dati del settore disegnano uno scenario da dopoguerra e ciò impone un'azione di ricostruzione e di riforma", spiega ancora Franchi indicando nello "squilibrio" tra salari e valore aggiunto uno dei nodi più importanti da affrontare.

"Bisogna distribuire la ricchezza là dove si produce", dettaglia ancora rinviando ad una contrattazione di secondo livello. Certo, aggiunge, "lo scenario resta fluido" ma Federmeccanica conta "sul senso di responsabilità delle parti sociali che non tutti sembrano avere", prosegue. Peserà sul tavolo, ovviamente, l'assenza di un mancato accordo per l'avvio tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil, di una riforma del modello contrattuale scaduto nel dicembre scorso. "Una mancanza che preoccupa. Avrebbe aiutato avere una cornice di regole prima del confronto e ne sentiremo la mancanza. E' bizzarro sostenere che le regole si possano fare dopo i contratti, servirebbero prima", sottolinea.

E tornando al nodo salari-valore aggiunto e alla necessità di un contratto che leghi l'incremento delle buste paga alla competitività, è il vicepresidente Alberto Dal Poz a ricordare come "la variabile salariale sia stata negli anni completamente slegata dagli andamenti produttivi e reddituali delle aziende". Conti alla mano, infatti, Federmeccanica calcola come a fronte di retribuzioni nominali cresciute in 7 anni del 23,6% la ricchezza delle imprese sia crollata del 18%.

A giocare contro il rilancio della produzione, però, anche il fisco e "il permanere di un cuneo che determina costi elevati per i datori di lavoro e i redditi contenuti per i lavoratori sui quali incide un 'fiscal drag' che riduce fortemente le dinamiche reali delle retribuzioni nette", spiega ancora.

E' dunque un quadro complessivo "preoccupante" e da "dopoguerra", come ribadiscono ancora gli imprenditori, quello entro il quale si dipanerà il confronto contrattuale. "Serve una vera e propria opera riformatrice di rinnovamento per la quale tutte le parti sono chiamate in causa per creare i presupposti di una ricostruzione funzionale all'avvio di una nuova fase", ribadisce Dal Poz.

Nel primo semestre 2015 la produzione industriale metalmeccanica è crescita dell'1,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Ma il segnale positivo si stempera in un miglioramento a macchia di leopardo del settore e in un andamento altalenante: se per l'automotive, infatti, il dato segna un +25,8% le imprese metallurgiche lamentano un -3,8% seguire dal comparto dei prodotti in metallo con un -4,3% e dal settore elettrodomestici con un -1,3%. In una parola, come spiega il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, "il modesto miglioramento della congiuntura metalmeccanica appare tutt'ora insufficiente a recuperare anche solo parte di quanto perso in questi 7 anni di recessione", dice.

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