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Lavoro: manager bocciano la scuola, serve più formazione sul campo

02 ottobre 2015 | 18.11
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Foto Infophoto - PRISMA
Foto Infophoto - PRISMA

Unire scuola e lavoro in un doppio binario capace di integrare teoria e pratica, fornire una formazione di qualità per garantire alle aziende studenti pronti per il mondo del lavoro. E' questo il cuore del progetto che Manageritalia ha lanciato oggi a Milano, che vede ai nastri di partenza già due scuole e aziende lombarde. L’obiettivo è diffondere poi il modello in tutta Italia.

"I nostri manager - spiega Marisa Montegiove, presidente Manageritalia Servizi - ci dicono da tempo che hanno bisogno di dialogare di più con la scuola perché i ragazzi che loro ricevono nelle aziende hanno difficoltà a essere inseriti, sia per competenze sia perché la scuola non li prepara a quelle che sono le problematiche del mondo del lavoro. Abbiamo quindi deciso come Manageritalia di andare incontro a questa loro esigenza ma soprattutto, per quel ruolo che noi riteniamo di avere nel sociale, di aiutare dall'altro lato anche la scuola in modo tale che questi due mondi si possano unire".

Esigenze confermate dai manager presenti al convegno food4minds, così come dall'indagine di AstraRicerche per Manageritalia, effettuata a settembre 2015 su un campione di quasi 1.200 dirigenti italiani del settore privato. Il giudizio è feroce: i manager bocciano il sistema formativo italiano. Il 68,3% pensa che la scuola italiana non sia meritocratica, non valorizzi e metta in evidenza le qualità degli studenti migliori.

Più dialogo tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro per seguirne meglio le esigenze (97,7%, il 76,5% indica che è molto d’accordo), maggiore qualità dei docenti, anche tramite nuovi criteri di selezione (97,1%, con molto al 75,8%), aggiornamento e qualificazione (97,1%, molto per il 72,7%) sono le richieste che ricorrono maggiormente. A deludere i manager le capacità decisionali degli studenti (81,7%, con un 28,2% molto deluso da quanto riscontrato), ma anche quelle relazionali e manageriali (79,3%) e linguistiche (75%, ben il 29,1% le trova molto inferiori alle attese).

Un allarme a cui sembrerebbe porre riparo la nuova riforma della scuola "incentrata - evidenzia Gabriele Toccafondi, sottosegretario al Ministero dell'Istruzione - sull'alternanza e sul dialogo scuola e mondo produttivo. Questo governo ha una volontà chiara sulla scuola: investire, ma cambiarla e uno dei punti da cambiare è proprio questo rapporto tra scuola e mondo del lavoro. Ce lo dice la realtà che non dobbiamo stare fermi alla situazione attuale con il 40% dei ragazzi disoccupati".

Se scuola e lavoro "hanno un contatto, hanno una contaminazione gli esempi positivi si vedono", dice ricordando come dentro la riforma 'Buona scuola' "ci sono 100 milioni per l'alternanza scuola lavoro che diventa obbligatoria da quest'anno scolastico".

Per Irene Tinagli, commissione Lavoro della Camera dei Deputati, "Dobbiamo lavorare sulle competenze future, quelle che serviranno tra qualche anno, perché il mondo del lavoro sta cambiando in modo vorticoso e l'uso delle tecnologie sta cambiando molti paradigmi".

E' proprio sulla necessità di puntare sulle competenze che si sono incentrati gli interventi di Giorgio Rembado presidente Associazione nazionale presidi, e di Daniele Checchi docente di Economia del lavoro all'Università Statale Milano. Le ricerche internazionali citate dal professore non lasciano dubbi: la crescita economica di un Paese è fortemente correlata al livello di competenze di studenti e adulti: nella formazione conta più la qualità che la quantità, anche se un elevato tasso di scolarità è la condizione necessaria, ma non sufficiente.

"Questo impegno dei manager per migliorare il sistema formativo e i suoi output - conclude Roberto Beccari, presidente di Manageritalia Milano - è un dovere sociale, ancor prima che l'egoismo di avere risorse valide da plasmare per competere e crescere".

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