cerca CERCA
Venerdì 19 Aprile 2024
Aggiornato: 10:48
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Imprese: oltre 520mila gestite da stranieri, +15,6% dal 2011

10 novembre 2015 | 11.00
LETTURA: 4 minuti

Imprese: oltre 520mila gestite da stranieri, +15,6% dal 2011

Il dinamismo imprenditoriale italiano ha contagiato anche gli immigrati. L’Italia è il primo Paese europeo per lavoratori autonomi e imprenditori attivi, ed è tra i primi tre per lavoratori autonomi e imprenditori nati all’estero. Terzo, dietro Regno Unito e Germania, per la quota sul totale della Ue, e primo addirittura per quanto riguarda i non comunitari. E' quanto emerge dal rapporto “Immigrazione e Imprenditoria 2015” redatto dal Centro studi e ricerche dell’Idos, in collaborazione con Cna e Moneygram.

Sono oltre mezzo milione le imprese gestite in Italia da nati all’estero, in crescita costante anche negli anni della crisi e in controtendenza rispetto all’andamento generale. Per la precisione, alla fine del 2014, erano 524.674, in aumento del 5,6% rispetto all’anno precedente e del 15,6% in confronto al 2011. Uno stock che rappresenta l’8,7% delle imprese nazionali, oltre sei milioni in tutto, e il 12,9% delle imprese individuali.

La scelta del lavoro autonomo-imprenditoriale, soprattutto in questa fase di persistente criticità, si configura, probabilmente, innanzitutto come un’alternativa alle difficoltà nel mondo del lavoro dipendente ma è anche una spinta verso l’autonomia e l’inserimento nel tessuto socio-economico. Gli imprenditori di origine straniera, inoltre, stanno seguendo perlopiù logiche di sostituzione in settori maturi, come il commercio e l’edilizia, anche per gli esigui capitali di investimento di cui, in genere, dispongono.

DITTA INDIVIDUALE. La ditta individuale è l’impresa standard. Più di otto imprese su dieci di residenti nati all’estero rientrano in questa tipologia contro cinque su dieci tra le imprese “italiane”. Diversamente dagli imprenditori italiani, tra i quali è in diminuzione, gli immigrati preferiscono sempre di più questa forma societaria: tra tutte le imprese avviate nel 2014 da nati all’estero sono l’86,3%.

SETTORI. Il commercio e l’edilizia sono i comparti che attirano principalmente gli immigrati. Nel complesso questi due settori coprono il 60,1%. In dettaglio il 35,8% (188mila imprese) sono attività commerciali, il 24,3% edili. Seguono, a lunga distanza, la manifattura (42mila imprese, equivalenti all’8% del totale), le attività di alloggio e ristorazione (39mila imprese, il 7,4%), i servizi (27 mila imprese, equivalenti al 5,1%). Nel 2014 proprio i servizi hanno trainato la crescita dell’imprenditoria immigrata, con il 15,4% delle nuove società, seguiti da costruzioni (14,8%), commercio (12,1%), alloggio e ristorazione (9,3%), manifattura (7,2%).

TERRITORIO. Oltre la metà sono attive nelle regioni settentrionali, il 26,7% nel Centro e il 22,3% nel Sud e nelle Isole. La Lombardia è la regione con il maggior numero di società gestite o amministrate da nati all’estero: quasi 100mila complessivamente, equivalenti al 19% del totale nazionale. Seguono Lazio (oltre 67mila/12,8%), Toscana (poco meno di 50mila/9,5%), Emilia-Romagna (47mila/9%), Veneto (44mila/8,5%). In proporzione alla platea imprenditoriale regionale, è la Toscana (il 12,1% del totale) a primeggiare, seguita da Liguria (11,2%), Lazio (10,7%) e Friuli Venezia Giulia (10,6%).

L'ORIGINE. La vocazione al lavoro autonomo e all’imprenditorialità dei nati all’estero è concentrata in poco più di una decina di Paesi. Secondo i dati Sixtema-Cna, le sei collettività più numerose tra i responsabili di imprese individuali (provenienti da Marocco, Cina, Romania, Albania, Bangladesh e Senegal) coprono oltre la metà del totale. I nati in Marocco rappresentano il 15,2% complessivo, seguiti dai nati in Cina (11,2%), Romania (11,2%), Albania (7,3%), Bangladesh (6,2%) e Senegal (4,3%).

La crescita maggiore negli ultimi anni si è registrata tra i nativi del Bangladesh: +28,3% nell’ultimo anno, +245,7% rispetto al 2008. Nella top ten rientrano anche i nati in Svizzera (3,8%) e in Germania (3,2%), ma è evidente che si tratta di figli (e discendenti) di italiani emigrati che hanno voluto riscoprire le proprie radici.

Gruppi etnici e attività vanno di solito a braccetto. I marocchini sono impegnati nel commercio in tre casi su quattro, i cinesi sono distribuiti più equamente tra commercio, manifattura e servizi, i romeni e gli albanesi sono concentrati nell’edilizia, i bangladesi e i senegalesi nel commercio (in quest’ultimo caso la percentuale sfiora il 90%). Su un altro piano si ha la conferma del profondo rapporto tra etnia e attività. Quasi la metà degli immigrati impegnati nella manifattura è cinese, così come nell’edilizia capita complessivamente per romeni e albanesi. Il commercio è appannaggio di marocchini, bangladesi e senegalesi.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza