Ci sarebbe anche la provenienza delle olive al centro degli accertamenti che hanno portato alle nuove contestazioni e al trasferimento ad altre procure del fascicolo aperto a Torino sull’olio di oliva venduto come extra vergine. Le verifiche sono effettuate in questi giorni dai carabinieri del Nas e dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli. L'ipotesi è che possano essere state utilizzate olive di minore qualità per produrre alcuni tipi di olio definiti extra vergine.
In particolare sarebbero in corso accertamenti sugli spostamenti dei carichi tra Spagna e Italia e altri Paesi. In questo senso oltre alla frode in commercio si contesta anche l’articolo 517 del codice penale che punisce la “vendita di prodotti industriali con segni mendaci” che portano a “indurre in inganno il compratore sull'origine, provenienza o qualità del prodotto”. Reato punibile con la reclusione fino a due anni.
Il problema potrebbe quindi essere a livello di produzione e per questo la procura di Torino, dove il pm Raffaele Guariniello aveva avviato l’indagine, ha disposto il trasferimento del fascicolo per competenza territoriale alle procure di Firenze, Genova, Spoleto e Velletri, dove si trovano i luoghi di produzione dell’olio.