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Italia lenta nell'innovazione, spesa per digitale Pa arretra di oltre 600 milioni

27 novembre 2015 | 15.05
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(Foto Iinfophoto - PRISMA
(Foto Iinfophoto - PRISMA

Continua ad arretrare la spesa italiana per l'innovazione digitale della Pubblica amministrazione tanto che, nel triennio 2012-2014, gli investimenti in Ict sono crollati complessivamente di oltre 600 milioni di euro, sia per le amministrazioni pubbliche locali che centrali. Il nostro Paese ha speso in tecnologie per la l'informazione nella Pa 5 miliardi di euro nel 2014 (di cui 2,4 miliardi nella Pa locale e 2,6 miliardi nella Pa centrale, contro i 5,1 miliardi del 2013 (di cui 2,4 mld pa locale e 2,7 mld pa centrale). Ma la forbice è ancora più larga se si confrontano gli investimenti in Ict per la Pa del 2014 con quelli sostenuti nel 2012 e pari a 5,7 miliardi di euro, di cui 2,5 miliardi nella pa locale e 3,1 miliardi in quella centrale. In tre anni, dunque, il calo degli investimenti in innovazione digitale nella pubblica amministrazione è stato di 636 milioni di euro circa, segnando un complessivo -11%.

Ed il quadro, che emerge dai dati 2015 da Assinform-NetConsulting, solleva il secco "No" di Confindustria digitale al taglio annunciato della spesa in Ict nella Legge di Stabilità. A fronte di questo quadro, Confindustria digitale alza infatti gli scudi contro una riduzione degli stanziamenti nella manovra. La federazione delle imprese dell'Ict, che promuove lo sviluppo dell'economia digitale, si dice allarmata anche perchè il nostro Paese è già indietro rispetto agli investimenti degli altri Paesi europei.

Portando dunque il confronto sul piano europeo, lo scorso anno l'Italia ha investito in tecnologie digitali per la Pa solo 0,3% del Pil, stesso livello di investimento della Spagna, contro lo 0,5% del Pil di Francia e Germania e lo 0,9% del Pil investito dal Regno Unito. Le cifre indicate dagli analisti Assinform-NetConsulting diventano ancora più significative se si confronta la spesa in Ict per la pubblica amministrazione suddivisa per cittadino: lo scorso anno l'Italia ha speso 85 euro a persona, contro i 99,2 euro della Spagna, i 186,3 euro della Francia, i 207,2 euro della Germania ed i 322,8 euro procapite investiti dal Regno Unito.

Anche la spesa Ict nella Pubblica Amministrazione calcolata per dipendente nel settore pubblico, vede indietro il nostro Paese. Nel 2014 in Italia è stata infatti pari a 1.311 euro, mentre in Spagna è arrivata a 1.521 euro, in Francia a 2.261 euro, in Germania a 2.752 euro e nel Regno Unito ha toccato i 2.829 euro per dipendente pubblico. Su questo scenario, insiste Confindustria Digitale "ribadiamo la nostra contrarietà, espressa fin dal momento della presentazione in Parlamento del testo dell’art.29, a riduzioni degli stanziamenti per l’innovazione digitale della Pubblica Amministrazione". Una "contrarietà" che ha spinto la federazione delle imprese dell'Ict a chiedere "la soppressione della norma in questione".

Confindustria Digitale, che si è data come mission la realizzazione di un'agenda digitale italiana, ritiene infatti che "gli investimenti per l’innovazione digitale debbano aumentare significativamente". E' questa la via, sottolinea la federazione delle aziende dell'Ict, "sia per conseguire gli obbiettivi ambiziosi del Governo di crescita economica e modernizzazione del Paese" sia, avverte, per raggiungere "significativi risultati per rendere efficiente la spesa pubblica e contrastare l'evasione fiscale e contributiva".

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