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Padoan alla Ue: "Risposte rapide su flessibilità, basta incertezze"

03 febbraio 2016 | 12.12
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Confronto a distanza tra il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker sul nodo della flessibilità sui conti pubblici. "Lo sforzo per le riforme dell'Italia ci porta a chiedere con tutto il diritto una gestione della politica fiscale più flessibile", rivendica Padoan nel corso di un dibattito organizzato dall'Aspen Institute a Roma. Chiedendo però risposte rapide e certe. La Commissione, dice Padoan, dovrebbe "evitare una incertezza che sicuramente non aiuta la crescita".

Da Bruxelles risponde indirettamente Juncker. "La Commissione ha introdotto alcuni elementi di flessibilità riguardo all'interpretazione del patto di stabilità e di crescita, che sono sufficienti a permettere agli Stati membri, anche a quelli alle prese oggi con dei problemi, di proporre bilanci che siano in linea con tutte le regole e con tutti i requisiti", ribatte, aggiungendo che "la Commissione svolgerà il suo ruolo senza cadere in una politica rigida e stupida di austerità".

Parole queste che potrebbero suonare come un'apertura a tutta la flessibilità richiesta (circa 16 mld pari all'1% del pil) o, più probabilmente, solo a una parte. Ottenuta la clausola sulle riforme, sotto la lente Ue restano quella per gli investimenti e quella per i migranti con cui Roma intende finanziare gli sgravi alle imprese e il piano sicurezza, tra le altre misure.

Padoan, quindi, chiede risposte rapide per evitare di entrare in una spirale di incertezza. "Ci auguriamo semplicemente che la risposta sia sciolta presto da parte della Commissione e quindi di evitare una incertezza che sicuramente non aiuta la crescita", dice. Un auspicio quello del titolare di via XX settembre che arriva alla vigilia della dell'aggiornamento delle previsioni economiche dell'esecutivo Ue su cui si baserà il giudizio definitivo della Ue sulla Legge di Stabilità, e relativa flessibilità, atteso in primavera.

"L'Italia chiede l'uso dei margini previsti dalle norme", "non c'è nulla che non sia compatibile con le regole. Non stiamo chiedendo nulla di nuovo", insiste ancora Padoan, sottolineando che "c'è compatibilità assoluta tra la nostra politica di bilancio e la politica di riforme".

In serata il Mef con una nota ha chiarito la posizione del Governo, precisando che non c'è stata "nessuna richiesta di flessibilità aggiuntiva da parte dell'Italia". La Commissione, si spiega, ha riconosciuto che la crisi dei rifugiati siriana ha prodotto un evento eccezionale e conseguentemente ha accordato agli Stati membri lo scorporo dal deficit delle spese sostenute per farvi fronte. L'Italia "ritiene che lo stesso approccio debba essere applicato alle spese sostenute dal Paese per far fronte al flusso di rifugiati dal Nord Africa, dopo la crisi della Libia". Tale evento, si ricorda, ha infatti provocato un flusso eccezionale di migranti e le conseguenti attività di salvataggio, accoglienza e riconoscimento "hanno generato spese che devono essere trattate nella contabilità nazionale in modo analogo alle spese eccezionali sostenute per la crisi siriana". Poiché le coste italiane sono sempre state interessate dallo sbarco di migranti provenienti dal Nord Africa, nel Documento programmatico di bilancio 2016 "sono state individuate le soglie che possono essere considerate fisiologiche e quindi si è fornita evidenza dell'incremento di spesa dovuto alle circostanze eccezionali". Alla luce di queste spese eccezionali il Governo ha formulato la Legge di Stabilità 2016 in maniera tale da considerare che venga scorporato dal calcolo del deficit ai fini del rispetto del Patto di Stabilità e Crescita un importo pari allo 0,2% del Pil.

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