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Banche, l'affondo di Padoan: "Serve fase transitoria su Bail in"

04 febbraio 2016 | 20.09
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Banche, l'affondo di Padoan:

Sulle norme sulle risoluzioni bancarie serve "un fase transitoria". Dopo il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, anche il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan chiede un tagliando alle regole sul bail in dopo la scottatura dei quattro fallimenti di istituti di credito italiani. Ma premette: il sistema è "solido".

Il ministro, rispondendo ad un question time al Senato, torna inoltre a parlare della flessibilità sui conti pubblici. "Aspettiamo una risposta definitiva dall'Ue", dice, assicurando che "i conti sono sotto controllo".

Sulle famigerate regole sul bail in il ministro scandisce: "le norme di risoluzione in vigore negli Stati membri dal primo gennaio 2016 hanno lo scopo di non scaricare sui conti pubblici, e quindi sui contribuenti, gli oneri del salvataggio di eventuali fallimenti. Un proposito in linea con l'obiettivo di aumentare la stabilità finanziaria". Tuttavia, osserva, "in questa fase di transizione, stiamo registrando un aumento della instabilità, invece che della stabilità". Una constatazione da cui partire per valutare modifiche alle norme in vigore da poco più di un mese. "Ora occorre una fase transitoria - è la sollecitazione di Padoan - che dovrebbe essere accompagnata da accorgimenti che mettano a disposizione strumenti per affrontare singoli problemi e che possano colpire singoli istituti bancari, e allo stesso tempo evitare che crisi circoscritte, quindi focalizzate o localizzate su singoli istituti, anche magari di piccola dimensione, possano avere effetti sistemici, data la natura peculiare del bene credito". Il timore è che la risoluzione di una banca, seppur piccola, possa innescare un effetto domino devastante per il sistema.

In questa fase di transizione, osserva, " è naturalmente importante aumentare la consapevolezza sul mercato dei risparmiatori e la vigilanza affinché le informazioni fornite ai risparmiatori nell'acquisire attività eccessivamente rischiose siano effettivamente trasparenti e tempestive". E una scadenza per introdurre le eventuali modifiche c'è già. "La revisione del regime di bail in, prevista entro il 2018 dalle normative europee, fornisce un'occasione utile per migliorare il sistema lungo queste linee", afferma il titolare di via XX settembre.

Padoan assicura comunque che il sistema bancario è "solido" e la zavorra delle sofferenze non è di 201 mld, "quelle nette sono pari a 88 mld", spiega. "Sotto molti punti di punti vista - spiega ancora - le banche italiane sono più sicure di altre" perché "meno esposte ai paesi emergenti e al settore immobiliare" che era quello che aveva scatenato la crisi finanziaria. Ecco perché "pare a molti analisti e non solo a me che la reazione dei mercati non sia commisurata alla reale situazione degli istituti di credito italiani". E sulle misure per liberare le banche dai crediti deteriorati attese in Cdm domani ma slittate alla prossima settimana assicura: "non nell'immediato ma nel medio termine ci saranno risultati importanti".

Padoan è poi tornato a rivendicare la flessibilità sui conti pubblici, nel giorno in cui la Commissione europea nelle nuove stime macro ha rivisto le previsioni sull'Italia: nel 2016 il deficit dovrebbe attestarsi al 2,5% (quello del governo è al 2,4% inclusa la flessibilità Ue ancora da ottenere) il pil all'1,4% (1,6% per il governo) e debito al 132,4% (131,4 quello della Legge di Stabilità).

Le stima Ue "sono molto simili alle nostre" afferma Padoan, aggiungendo che "non c'è alcun richiamo sulla riduzione del debito" che è "sostenibile" nel breve e lungo termine.

"I conti pubblici italiani sono sotto controllo", scandisce il ministro, assicurando che "la ripresa continua a sostenere la finanza pubblica". Da qui la richiesta a Bruxelles di allentare le maglie sui vincoli del deficit, richiesta considerata dallo stesso Eurogruppo "coerente con il quadro europeo". Sulla flessibilità "aspettiamo la risposta definitiva della Commissione Ue". Di certo, conclude Padoan, "la flessibilità non indebolisce la disciplina fiscale ma incentiva a proseguire le riforme e gli investimenti".

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