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Padoan: "In Ue problema occupazione irrisolto, flessibilità non è scorciatoia"

08 febbraio 2016 | 13.13
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Torna a parlare di Europa il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. E lo fa evidenziando soprattutto due aspetti chiave, l'occupazione che manca e i rapporti con gli Stati membri. In Europa, "il problema dell'occupazione è lungi dall'essere risolto", denuncia il ministro. Sull'altro fronte, Padoan chiarisce ancora una volta la posizione del governo. "L'Italia non può che perseguire l'abbattimento del debito", premette, per poi tornare a ribadire che "la flessibilità non è uno strumento per trovare scorciatoie alla disciplina fiscale" e il dibattito su di essa "è un buon esempio di quanti equivoci si possano creare". La flessibilità, insiste, "è un incentivo" per "un legame forte e positivo tra politica fiscale e politiche per la crescita".

Occupazione e crescita, dunque. "Questo è il vero tema: per questo l'Europa viene vista non come soluzione ma come problema", spiega il ministro. "Credo ci sia in Europa un forte bisogno di strategia per la crescita che si articoli in dimensioni nazionali coerenti". L'Europa, aggiunge, "ha un forte bisogno di una strategia per la crescita".

Per questo, "ci vuole una politica per crescita a livello europeo" perché "non c'è certezza nell'economia globale e l'Europa ha la responsabilità globale di fornire certezza per la crescita" necessaria per "contribuire alla stabilità e alla prosperità nel sistema globale che ha bisogno essere rafforzata". "Spesso - osserva Padoan - non è la carenza di strumenti che ci manca ma l'identidficazione di un quadro coerente dove mettere questi strumenti".

Intanto, la Bce sta facendo la sua parte: "sta facendo un lavoro molto importante, fondamentale, che sono convinto darà i suoi frutti in termini di più crescita, più inflazione, che serve per evitare fenomeni di segno opposto come la deflazione".

Padoan indica anche le strade da seguire per ottenere un'Europa migliore. Da una parte le banche, dall'altra gli investimenti. "I prossimi passi verso il rafforzamento dell'Unione monetaria hanno a che fare con l'Unione bancaria" e "un'Unione per essere tale deve basarsi sulla riduzione del rischio che può portare all'instabilità e sulla condivisione del rischio", spiega il ministro. Sull'altro fronte, in Europa "è fondamentale che riprendano gli investimenti sia pubblici che privati. Bisogna creare un sistema che favorisca l'innovazione". E anche il piano Juncker va sfruttato in maniera diversa: "è nato con l'idea che in una situazione di profonda incertezza gli investimenti privati sono insufficienti quindi si giustifica un intervento pubblico. Sono stati fatti dei passi avanti, ma è il classico caso in cui si può fare di più", ha aggiunto il ministro.

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