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Dall'Istat doccia fredda sulla ripresa, Padoan rassicura sui conti

12 febbraio 2016 | 19.32
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La crescita rallenta. Il dato Istat, che fissa allo 0,7% l'incremento del pil 2015, è inferiore alle attese. E anche alle stime del governo. Per questo si apre, inevitabilmente, uno scenario che guarda a una possibile revisione anche degli obiettivi di bilancio. Anche se il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, rassicura: quello che è importante "è la direzione di marcia, che è una direzione di crescita".

Per quanto riguarda gli obiettivi di finanza pubblica, dice Padoan, "non c'è una trattativa, ci sono le proiezioni diffuse dalla Commissione Europea, i cui dati sono simili ma non identici. Verificheremo, alla luce dei nuovi dati con il Def la situazione e, se c'è uno scostamento o una divergenza di opinioni, troveremo un aggiustamento. Vedremo se ci sono scostamenti rispetto al piano di rientro". Un'indicazione che, si puntualizza a Via XX Settembre, non vuol dire che il governo stia già pensando a una correzione dei conti. Rischio che, tra gli altri, prospetta interpellato dall'Adnkronos anche l'ex premier Lamberto Dini: "C'è il timore che in primavera, se le nostre stime sul pil saranno inferiori alle attese iniziali, la Ue ci possa chiedere una manovra correttiva".

Resta comunque in primo piano il dato del pil inferiore alle attese. Nel quarto trimestre dell'anno il pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell’1,0% nei confronti del quarto trimestre del 2014. Nel 2015 il Pil italiano, calcolato su dati trimestrali grezzi, è cresciuto dello 0,7%. Corretto per gli effetti di calendario (ci sono state tre giornate lavorative in più rispetto al 2014) l'aumento è dello 0,6%. Il rallentamento, guardando ai dati trimestrali, è stato costante: +0,4% nel primo trimestre, +0,3% nel secondo, +0,2% nel terzo, +0,1% nel quarto. E il Governo aveva stimato per il 2015 prima lo 0,9% e poi, a dicembre, una più cauto 0,8%.

L'analisi di Padoan è comunque orientata all'ottimismo. La direzione della crescita economica italiana sarà anche "rafforzata" nel 2016. La crescita dello 0,7% che viene fuori dalle stime dell'Istat, continua Padoan, "è ovviamente più basso delle previsioni del governo, peraltro faremo delle revisioni delle previsioni più in là. Avrei preferito vedere un decimale in più invece che uno in meno, ma i decimali contano poco. L'importante è la direzione di marcia, che è una direzione di crescita, dopo tre anni di recessione profonda, confermata per il 2015 e che, anche qui le previsioni concordano, al di là delle cifre specifiche, sarà confermata e rafforzata nel 2016".

Il ministro, comunque, non nasconde che poteva andare meglio. "Avrei preferito un numero maggiore, ma dobbiamo aspettare il dato definitivo. Non sono preoccupato: la riconsiderazione del quadro di finanza pubblica e macroeconomico ovviamente sarà fatta in modo sistematico con il Def in aprile", aggiunge.

E, tornando a parlare di flessibilità, Padoan lascia aperte le porte all'arrivo di buone notizie da Bruxelles. Sulla flessibilità per le spese sostenute per la crisi dei migranti, spiega infatti, "c'è ancora una questione in sospeso. Noi continuiamo a dire che, siccome l'Italia è stata tra i primissimi Paesi a sostenere l'urto dell'immigrazione clandestina con tutti i suoi costi terrificanti di vite umane prima degli altri, questo è avvenuto prima che l'Europa riconoscesse che c'è un problema europeo di gestione dell'immigrazione". E che, quindi, "le spese eventualmente da prendere in considerazione ai fini anche di una eventuale implicazione per il bilancio, debbano essere, nel caso dell'Italia e di altri Paesi, precedenti all'anno di riferimento considerato dalla Commissione".

Le rassicurazioni di Padoan, ovviamente, non bastano a convincere chi, invece, legge nei numeri dell'Istat una doccia fredda sulle speranze di una ripresa più sostenuta. Al netto delle prese di posizioni politiche, fisiologicamente appiattite sulla logica della contrapposizione maggioranza-opposizione, restano le perplessità di sindacati, associazioni datoriali e analisti.

"La programmazione economica del governo è già saltata all'aria, così come indicano, purtroppo, le stime preliminari del prodotto interno lordo diffuse quest'oggi dall'Istat", sintetizza Danilo Barbi, segretario confederale della Cgil. I dati sulla crescita del Pil nel quarto trimestre del 2015 "inferiori rispetto alle stime dello stesso istituto di ricerca e dei principali analisti, non sono molto incoraggianti perché indicano con chiarezza che l'Italia sta uscendo con fatica dalla recessione", segnala il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. I dati Istat sul Pil "confermano che non c'è una vera ripresa, e questo accade perché non si fanno scelte coerenti", denuncia il leader della Uil, Carmelo Barbagallo.

La frenata registrata dal pil nel quarto trimestre del 2015 "è un dato in parte inatteso, in considerazione delle dinamiche, anche qualitative, registrate da altri indicatori. Di conseguenza, non si può escludere una revisione al rialzo delle attuali stime quando saranno disponibili nuove informazioni relative ai servizi di mercato", confida comunque l’ufficio Studi Confcommercio.

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