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Terzi (Bruegel): "Rischio crescita resti su decimali anche in prossimi mesi"

04 marzo 2016 | 18.28
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Terzi (Bruegel):

"La crescita italiana rallenta" e c'è il rischio che anche nei prossimi mesi proceda a ritmo di "decimali", limitando il margine di manovra del governo che non può sempre appellarsi alla "flessibilità europea". Così all'Adnkronos Alessio Terzi, analista del think tank Bruegel, commenta il dato Istat sul pil nel quarto trimestre del 2015 (+0,1). E sul fronte della zona euro avverte: "la potenza di fuoco del Qe si sta esaurendo", servono "più investimenti" dai Big Ue, Germania in primis.

"Alla luce del dato di oggi - osserva Terzi - è evidente che in Italia c'è stata una retorica un po' troppo ottimistica sulla ripresa, perché i dati vanno messi in prospettiva e guardando l'andamento su tutti i trimestri del 2015 vediamo che c'è stato un rallentamento da +0,4% nei primi tre mesi dell'anno, a +0,3% e +0,2%, rispettivamente nel secondo e terzo trimestre".

"Certo - rileva ancora l'economista - restiamo sotto il segno più e questo è positivo per un paese che esce dalla recessione". Ma, avverte, "assistiamo ad un rallentamento, quanto meno ciclico, e per i prossimi mesi temo una continuazione di questa crescita contenuta, una crescita che rischia di restare sui decimali". Il tutto comunque in una zona euro in cui la ripresa non brilla. "La situazione nella zona euro è simile a quella dell'Italia. Il pil resta debole e non si sta vedendo un consolidamento", sottolinea l'economista.

Già analista alla Bce, terzi si sofferma però su alcuni indicatori che migliorano. E' il caso dell'indice Pmi: "è forte e positivo e questo è importante e anche l'indice sulla fiducia dei consumatori dell'Istat è positivo e questo è un bene perché in una fase di rallentamento della Cina la crescita va trainata dalla domanda interna". Quanto al rialzo degli investimenti registrato dall'Istat (+0,8% sul trimestre), "è presto per cantare vittoria perché bisognerà vedere la tendenza nei mesi a seguire". E questo perché, osserva l'analista del Bruegel, "in generale c'è la percezione che l'Italia stia beneficiando dell'andamento ciclico, dai ribassi del petrolio al Qe, anche se è ovvio che aver adottato riforme come il Jobs act prima di questo miglioramento ciclico aiuti".

Ma il cielo di Eurolandia non è sgombro di nubi. "La potenza di fuoco del Qe si sta esaurendo - mette in guardia Terzi - quindi bisogna intervenire sollecitando i paesi che hanno il margine fiscale a fare gli investimenti, soprattutto in infrastrutture". Nella fattispecie "la Germania".

A fronte di una ripresa che stenta a decollare e di un Qe che sta perdendo il suo effetto-leva sull'economia "per un paese con un debito elevato come l'Italia chiedere sempre maggiore flessibilità sui conti appare chimerico". Il motivo? "Al di là del via libera o meno di Bruxelles - conclude Terzi - lo spazio fiscale dell'Italia è di per sé limitato per via di un debito superiore 130% del pil" sul quale andrebbero ad impattare eventuali, nuovi allentamenti dei vincoli di bilancio.

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