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Inflazione, prezzi +0,2% a marzo ma l'Italia resta in deflazione

31 marzo 2016 | 14.03
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Live ripresa dei prezzi a marzo, anche se resta in territorio negativo il confronto con lo stesso mese dell'anno scorso. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% su base mensile e registra una diminuzione su base annua pari a -0,2% (era -0,3% a febbraio). E' quanto emerge dalla stime preliminari diffuse dall'Istat.

La persistenza del calo tendenziale dei prezzi risente, sottolinea l'Istat, dell’ulteriore flessione dei prodotti energetici e in particolare gli energetici non regolamentati (-11,2%, da -8,5% del mese precedente), pur in presenza dell’inversione della tendenza dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+0,5%, da -0,7% di febbraio) e di altri lievi segnali di ripresa registrati dai prezzi di alcune tipologie di prodotto (alimentari non lavorati, beni durevoli e semidurevoli, servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona), che hanno contribuito, però, solamente a ridurre l’ampiezza della flessione dell’indice generale.

In calo il carrello della spesa. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona diminuiscono dello 0,1% rispetto a febbraio e dello 0,3% su base annua (da -0,4% del mese precedente). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto aumentano dello 0,1% in termini congiunturali e diminuiscono dell’1,1% in termini tendenziali (era -0,8% il mese precedente).

Parla di numeri "assolutamente negativi" il Codacons, nel sottolineare che “l’attesa ripresa dei prezzi non c’è stata, e il leggero rialzo del +0,2% sul mese è dovuto unicamente al caro-benzina e agli effetti dell’aumento del petrolio sui mercati internazionali". L’Italia rimane in deflazione, rileva Confesercenti. I dati di marzo di Istat "non smentiscono il risultato negativo di febbraio: i prezzi nel nostro Paese continuano a scendere, e non solo a causa della caduta delle quotazioni del petrolio". Nonostante, infatti, la maggiore “responsabilità” del calo sia da attribuirsi, ancora una volta, agli energetici non regolamentati, a "destare preoccupazione è l’acuirsi della deflazione dei beni, i cui prezzi scendono a marzo dell’1%, contro la riduzione dello 0,7% registrata a febbraio".

Intanto, emerge da un'analisi della Coldiretti, crollano i prezzi nelle campagne italiane, dal -30% per il grano duro al -31% per cento dei pomodori in serra fino al -41% per le arance, rispetto all’anno scorso.

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