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Padoan e il 'mostro' del debito: "Cominciamo a domarlo"

04 aprile 2016 | 12.55
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L'Italia comincia a "domare il mostro del debito". Così il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan rassicura sulla gestione dell'alto stock del debito pubblico italiano, nella settimana in cui è atteso il via libera del governo al Def, probabilmente venerdì o al più tardi lunedì, visto che la data limite per l'approvazione, il 10 aprile, cade di domenica.

Il ministro ribadisce i cardini in cui si inquadra la politica economica del governo: conti in ordine, riforme e investimenti. "C'è bisogno di avere un quadro di compatibilità della finanza pubblica estremamente rigoroso", spiega ad un incontro alla Regione Lazio, osservando che l'Italia "ha fatto e continua a fare uno sforzo molto superiore agli altri europei per questo mostro del debito che cominciamo a domare". Debito pubblico che "ha smesso di crescere e inizierà a scendere dal 2016", ricorda il ministro.

Centrali anche "le riforme, che danno frutti visibili e crescenti nel tempo" e "gli investimenti pubblici e privati che in questa fase sono lo strumento più importante per contribuire alla crescita", sottolinea.

Ma da Padoan arrivano rassicurazioni anche sul fronte della spending review. "La dinamica della spesa e' già sotto controllo e non fuori controllo", assicura il ministro. "La spesa al netto degli interessi e delle prestazioni sociali resta stabile in termini nominali - rileva - quindi si riduce in termini reali in un quadro inflazione bassissimo". Dati alla mano, l'Italia ha tagliato 3,5 mld di spesa pubblica nel 2014, 18 mld nel 2015 e 25 mld nel 2016, ma, osserva Padoan, "non si tratta solo di mostrare grandi cifre": la revisione della spesa "non implica necessariamente riduzione ma anche allocazione di risorse" per una pa "efficiente" e "produttiva".

Intanto, scongiurata una manovra-bis per rispettare gli impegni Ue sul deficit, l'Italia lavora ad correzione per via amministrativa di circa 2,5 mld da reperire attraverso gli introiti dalla lotta all'evasione e il tesoretto del calo dei pagamenti sul debito.

"Non c'è bisogno alcuno di fare una manovra correttiva perché le correzioni sono molto ai margini e quindi penso che addirittura in via amministrativa è possibile correggere ciò che c'è da correggere", spiega il viceministro al Tesoro Enrico Morando, a margine di un convegno a Milano. "Il peggioramento del contesto globale riguarda anche il 2016, questo però - aggiunge - non significa sia necessaria una manovra correttiva".

A pesare una crescita destinata a deludere le attese di qualche mese fa: con una revisione per quest'anno che potrebbe aggirarsi intorno all'1,3-1,4% dalla precedente stima dell'1,6%. Ma su questo Morando non si sbilancia.

"Per quanto riguarda l'andamento del Pil è chiaro che rispetto al momento in cui abbiamo fatto le previsioni per il 2017 e 2018 ci trovavamo in un contesto più favorevole e quindi una qualche revisione ai margini anche del Pil è tra le cose che dobbiamo prendere in considerazione", si limita a dire Morando, rimandando le risposte al Def. Le risposte. E spiega: "tutte queste attenzioni potranno ricevere una risposta precisa con la presentazione del Def".

Ma i fari sono puntati anche sul calendario delle privatizzazioni, i cui proventi sono destinati alla riduzione del debito pubblico. "Avevamo previsto di realizzare nel 2016 un’importante operazione di privatizzazione con Fs ma per ragioni che riguardano la necessità di attrezzare meglio il gruppo a reggere a questa operazione, così come fatto con Poste, abbiamo deciso di spostarlo nel tempo verso il 2017", dice Morando. "Siccome però siamo impegnati a conseguire un risultato preciso di proventi da privatizzazione anche nel corso del 2016, dobbiamo studiare attraverso quali interventi compensare ciò che non verrà dalla parziale privatizzazione di Ferrovie". Quanto alle ipotesi circolate di far confluire Anas in Fs "c’è un dibattito e il governo parteciperà al dibattito e quando sarà tempo di decidere il governo deciderà. A questo punto, non credo ci siano decisioni già assunte", taglia corto il viceministro. Infine sulla possibilità di un'ulteriore tranche di privatizzazione di Poste, replica: "che sia Poste o un altro soggetto lo vedremo quando prenderemo una decisione, abbiamo il compito e l’esigenza di compensare il venir meno" dell’operazione che riguarda Fs.

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