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Approvato il Def, pil all'1,2% nel 2016. Ma Padoan: "La crescita c'è"

08 aprile 2016 | 13.49
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Revisione al ribasso della stima del pil; l'impegno per una politica economica a sostegno della crescita, perché un eccesso di rigore sui conti "è controproducente"; l'impegno "strategico" per la riduzione del debito. Sono le principali linee guida del Def, approvato dal Consiglio dei ministri. Contestualmente arriva la rassicurazione del premier Matteo Renzi: manovra correttiva? "No, è un termine rottamato". E il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, chiarisce sul rapporto con la Commissione Ue sulla flessibilità per il deficit: "Dire che l'Italia chiede troppo è sbagliato, l'Italia è più in regola di altri per ottenere la flessibilità", ha detto, ricordando il caso della Francia i cui conti pubblici sono peggiori di quelli italiani.

Crescita. Nello scenario programmatico il Pil è previsto crescere dell’1,2 percento nel 2016, in linea con lo scenario tendenziale, ma rivisto al ribasso rispetto alla Nota di Aggiornamento del Def 2015. La crescita del pil reale nel 2017-2019 è attesa più elevata, pur tenendo conto di una politica fiscale ancora tesa al raggiungimento del pareggio di bilancio nel medio periodo, ma più focalizzata sulla promozione dell’attività economica e dell’occupazione. In particolare, il PIL reale è previsto in crescita dell’1,4 percento nel 2017, dell’1,5 percento nel 2018 ed infine dell’1,4 percento nel 2019. L'economia dell'Italia, afferma Padoan, "cresce, anzi, la crescita accelera rispetto al 2015, in buona parte trainata dagli effetti delle misure del governo e si accompagna con un continuo miglioramento delle finanze pubbliche in termini di saldo del deficit e del debito".

Deficit/pil. Dopo aver raggiunto nel 2015 l’obiettivo prefissato di riduzione dell’indebitamento netto al 2,6 per cento del Pil, nel 2016 il disavanzo scenderà ulteriormente al 2,3 per cento. Negli anni successivi spazio di bilancio addizionale verrà generato da maggiori entrate e risparmi di spesa. L’effetto congiunto di queste misure assicurerà la riduzione dell’indebitamento netto all’1,8 per cento del PIL nel 2017; negli anni successivi il saldo continuerà a migliorare fino a raggiungere un lieve surplus nel 2019.

Debito. Nel 2015 il rapporto debito/PIL si è sostanzialmente stabilizzato; per il 2016 si prevede una discesa dal 132,7 al 132,4 per cento; per il 2019 si prevede un valore pari al 124,3 per cento. L’inversione della dinamica del debito "è un obiettivo strategico del Governo".

Riforme. L’impatto degli interventi di riforma consiste in un incremento del Pil, rispetto allo scenario di base, pari al 2,2 per cento nel 2020 e al 3,4 per cento nel 2025. Nel lungo periodo l’effetto stimato sul prodotto è pari all’ 8,2 per cento.

Conti pubblici. Il Governo ritiene "inopportuno e controproducente adottare una intonazione più restrittiva di politica di bilancio".

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