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Quasi 1 donna su 4 lascia il lavoro dopo il primo figlio

20 aprile 2016 | 14.20
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Quasi una donna occupata su 4 lascia il lavoro dopo il primo figlio mentre lo Stato spende appena l’1,4% del Pil per famiglia e maternità, contro il 2,1% della media europea, al lordo del record della Danimarca con il 3,7 % della spesa. Suonano come un epitaffio alla parità di genere sul posto di lavoro i dati dello studio Uil dal titolo 'possiamo permetterci un figlio?". Una domanda dalla risposta prevedibile se per 2 lavoratrici su 3 a causare l'allontanamento proprio l'impossibilità di far camminare insieme casa e lavoro per la cronica carenza di asili nido strutture ricettive anche aziendali o semplicemente di un supporto familiare.

Ad oggi, infatti, l’offerta complessiva di asili nido è pari a 9241 strutture, di cui 41,9% pubbliche (pari a 3869) e 58,1% private (5372). Il che, tradotto, significa per assurdo che ogni asilo nido dovrebbe accogliere 226 bambini. "È chiaro quindi che nel nostro Paese, nonostante la bassa natalità, c’è una forte insufficienza di servizi all’infanzia. E la sfera economica rende più complesso il quadro: il costo medio nei nidi pubblici è di 311 euro mensili che incide per il 12% sul budget familiare, con un aumento del 2,4% rispetto a tre anni fa", si legge ancora nel Report del sindacato.

Un costo, questo, che va sommato con la spesa che ogni famiglia sostiene nel primo anno di età del bambino: il conto è salato, dai 6.809 fino a 14.582 euro per visite mediche, pappe, latte artificiale, pannolini, lettino, carrozzina, passeggino, biberon, fasciatoio, medicine, vestiti e calzature.

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