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Bce, Draghi: "Pochi investimenti. Rialzo tassi solo con riforme strutturali"

02 maggio 2016 | 17.11
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Mario Draghi, presidente della Bce / AFP / DANIEL ROLAND - AFP
Mario Draghi, presidente della Bce / AFP / DANIEL ROLAND - AFP

Da sola "la politica monetaria non può portare a un rialzo dei tassi reali a lungo termine. Questo risultato può essere raggiunto solo con riforme strutturali che portino a un riequilibrio sul fronte di risparmi e investimenti". Lo afferma in un discorso a Francoforte il presidente della Bce Mario Draghi, sottolineando come "un aumento dei rendimenti reali sui risparmi deve arrivare attraverso un'azione decisa sul fronte dell'offerta".

In Europa "c'è anche un terzo tipo di politica che può sostenere sia la domanda nel breve termine che l'offerta nel medio termine" ovvero "una riforma della governance dell'area dell'euro che elimini i persistenti dubbi sul suo futuro". Per Draghi l'incertezza "sul futuro della zona euro, e dell'Unione europea in generale, rafforzano la incertezza di privati e imprese, e questo limita consumi e investimenti". In questo senso il numero uno della Banca centrale europea sottolinea di non avere "alcun dubbio che una riforma istituzionale dell'Unione europea e della zona euro abbia vantaggi economici. Per quanti vogliono vedere un ritorno dei tassi di interesse a livelli più normali, questa è una parte essenziale della soluzione".

Problema non sono tassi bassi ma investimenti - "I tassi molto bassi non sono senza conseguenze, ma non solo il problema bensì i sintomi" rappresentato dalla "domanda insufficiente di investimenti, per assorbire il risparmio disponibile". Draghi, ricorda che "oggi il 18% del Pil mondiale opera in uno scenario di tassi negativi e la proporzione sale al 40% se si includono paesi con tassi fino all'1%".

Politica favorisce risparmiatori - "A prima vista potrebbe sembrare che la politica" di tassi bassi della Bce "penalizzi i risparmiatori a favore di chi chiede prestiti, ma in realtà nel medio termine la politica espansiva favorisce molto di più i risparmiatori". Negli Stati Uniti "le famiglie destinano circa un terzo delle proprie attività finanziarie in titoli di capitale, mentre per le famiglie francesi e italiani questo valore è circa un quinto, e per le famiglie tedesche solo un decimo".

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