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Descalzi: "Piano Eni per rinnovabili, pronti in Africa, Asia e Italia"

12 maggio 2016 | 10.23
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Claudio Descalzi (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Claudio Descalzi (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Un piano dell’Eni per le energie rinnovabili fatte in casa: tra Italia e estero si tratta di un primo passo da 420 megawatt in pannelli solari tale da collocare il Cane a sei zampe tra i primi tre produttori fotovoltaici italiani e tra i primi dieci in Europa. Ad annunciarlo al 'Corriere della sera' è il ceo Claudio Descalzi che premette che Eni non intende "snaturare" il core business di petrolio e gas, "ma prendere spunto da esso per ribadire un impegno preciso sul fronte del climate change e delle energie rinnovabili, il terzo anello della nostra strategia ambientale di lungo termine".

"Come prima cosa abbiamo progressivamente ridotto la nostra 'impronta carbonica' tagliando in 5 anni le emissioni di Co2 del 28%. Poi - ricorda il ceo- abbiamo spinto sull’uso del gas come combustibile di transizione, alternativo al carbone. Ora vogliamo promuovere le energie rinnovabili sfruttando le nostre potenzialità in giro per il mondo: il posizionamento geografico, i contratti, i terreni, le infrastrutture, l’accesso alle reti". Le aree dove il gruppo petrolifero intende agire in questa direzione sono Africa ed Asia dove, dice il ceo "c’è sicuramente più sole che gas e petrolio" oppure aree italiane dismesse, dove l’Eni ha concluso costose operazioni di bonifica.

Per i primi due progetti Eni ha già stanziato l’investimento: "partiremo entro fine anno per essere operativi entro fine 2017. Parliamo di Egitto, dove prevediamo fino a 150 megawatt, e di Pakistan, con altri 50 megawatt", spiega Descalzi indicando in prospettiva i Paesi dove Eni ha una base upstream, "ma in particolare quelli nordafricani come Libia, Algeria, Tunisia, e poi Nigeria e Indonesia".

Poi c’è l’Italia. "Lavorando su Asia e Africa con la nuova direzione Energy solutions ci siamo accorti di avere un grosso atout sul territorio nazionale. Nella Syndial - spiea il ceo di Eni - ci sono 4 mila ettari di terreni, per lo più bonificati, che sono già recintati, sono vicini ai nostri impianti e alla rete. Insomma, si tratterebbe solo di posare i pannelli solari. Da questo patrimonio abbiamo selezionato 400 ettari in sei Regioni: Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Liguria e Basilicata. Partiamo prima con cinque progetti, poi con altri nove per un totale di 220 megawatt. Potremmo diventare il terzo produttore elettrico fotovoltaico e tra i primi dieci in Europa", spiega.

Quanto agli investimenti e ai ritorni "abbiamo fatto i nostri calcoli senza considerare sussidi, che ormai non sono più previsti dalla legislazione, e in Italia riteniamo di poter lavorare con un ritorno del 6-7%. L’investimento? Sempre in Italia partiamo con 200-250 milioni di euro", afferma Descalzi che nega la volontà di fare concorrenza all'Enel. "Non vogliamo creare un Enel due, petrolio e gas restano la nostra attività principale. Solo valorizzeremo i nostri assets, produrremo energia per i nostri siti e poi venderemo anche sul mercato, perché no? L’Eni ha un milione e mezzo di clienti nel settore elettrico, che arrivano a otto milioni considerando anche il gas. Insomma, l’impegno nelle rinnovabili può essere considerato una sorta di startup, e in futuro non escludo che potremo coinvolgere qualche investitore e magari arrivare ad un’Ipo".

Un’immagine “green” dopo il caso della val d’Agri? "Ma non è così, visto che è un progetto che stiamo studiando da tempo e che ha richiesto parecchi mesi di lavoro, discussioni con le nostre controparti in Egitto e in Pakistan, e confronti preliminari con le istituzioni in Italia. Quanto alla Basilicata siamo sicuri di aver fatto le cose al meglio", conclude il ceo.

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