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Con In-Visible, il Gruppo Cap ripensa le fontanelle urbane

30 maggio 2016 | 11.41
LETTURA: 5 minuti

Carlotta Antonietti e Marzia Tolomei, vincitrici del concorso #Cap4Ideas
Carlotta Antonietti e Marzia Tolomei, vincitrici del concorso #Cap4Ideas

Rendere visibile l’invisibile, restituire vita alle fontanelle dell'acqua di città, giocando sulla loro identità perduta. In-Visible è il progetto vincitore del concorso lanciato dal Gruppo Cap, firmato da Carlotta Antonietti e Marzia Tolomei, due giovani designer del Politecnico di Torino, che, fresche di laurea in Design e Comunicazione Visiva, a 22 anni hanno vinto il contest 'Acqua pubblica e digital fabrication, ci serve la tua idea', promossa da Gruppo Cap e Cyrcus. La premiazione è avvenuta nell'ambito della Wired Next Fest 2016.

Il progetto rivisita uno dei più tipici esempi di arredo urbano italiano, le fontanelle, e le ripropone trasformando un punto di debolezza in un punto di forza: ciò che ormai è quasi invisibile ai passanti diventa un oggetto capace di stupire e attirare l'attenzione. Della fontanella resta la sagoma, quella tradizionale, mentre tramite la tecnica del taglio laser è definito il solo contorno.

Il tutto utilizzando una lamiera di metallo verniciato e piegata per creare lo spessore necessario a coprire la tubazione dell'acqua. Il rubinetto è solo disegnato, ma verrà posizionato in modo da dare l'illusione che l'acqua fuoriesca effettivamente da esso. L’area di Milano sarà territorio sperimentale nel campo dell’acqua pubblica. La fontanella premiata, infatti, verrà inserita all’interno dei paesaggi urbani di 8 Comuni della Città metropolitana di Milano a seguito di un concorso che verrà lanciato prossimamente.

"Ciò che volevamo rappresentare è in primo luogo il fatto che essere un'azienda pubblica - spiega il presidente del Gruppo Cap, Alessandro Russo - non vuol dire non guardare al futuro. Molto spesso si pensa all'azienda pubblica come a qualcosa di pesante, con lo sguardo rivolto al passato. Noi siamo un'azienda che innova, che investe tantissimo su queste tematiche. Pensare alle fontanelle del domani, con le stampe in 3D, va sicuramente in questa direzione".

"In secondo luogo, va evidenziato che esiste - sottolinea Russo - un rapporto tra acqua, ambiente e territorio. Noi siamo un'azienda totalmente pubblica è controllata dai Comuni al 100% e quindi vogliamo anche attraverso le fontanelle dell'acqua ricostruire dei momenti simbolici in cui rappresentare il valore importante dell'acqua e costruire anche un'idea di bellezza, perché crediamo anche che l'importanza del bene che gestiamo vada anche difeso con un'idea del bello e non solo del funzionale".

Gruppo Cap, del resto, ha potuto contare in questo senso anche sull'esperienza di Expo: "con le Casette dell'acqua - ricorda il presidente del Gruppo - abbiamo presentato un design importante. Vogliamo confermare l'idea che il bello è qualcosa che deve connotare anche l'attività di aziende come le nostre, che sono sempre state abituate a gestire la sola funzionalità. Noi vogliamo raccontare, anche attraverso elementi simbolici, il valore, l'importanza e la bellezza di fare parte di questa azienda che da anni sta investendo molto sulle tematiche dell'innovazione" conclude Russo

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Della giuria che ha decretato il progetto vincitore tra i cinque finalisti (su 13 pervenuti) facevano parte i due designer internazionali Alberto Meda e Denis Santachiara. Quest'ultimo è, tra l'altro, fondatore di Cyrcus, la piattaforma di e-commerce di progetti realizzati con la 'digital fabrication'. Cyrcus ha collaborato con il Gruppo Cap alla riuscita del contest.

Per Meda i vari progetti finalisti, non ultimo chiaramente il vincitore, sono "interessanti perché coniugano la capacità di occuparsi di una tematica urbana, ma attraverso uno sguardo che in qualche modo è innovativo, perché adotta, per realizzare questi manufatti una o più tecniche contemporanee. Il concorso poneva come vincolo o la tecnica del 3D printing, dunque 'additiva' e dunque non più con asportazione di truciolo e dunque anche di scarto, e la tecnica del 'laser cutting'. Sono tecniche ancora utilizzate in ambito prototipale ma hanno in sé un germe positivio, che è quello di poter uscire dalla standardizzazione che impone un'economia di scala e quindi una serialità, un grande numero".

"Oggi - conclude - c'è l'esigenza che ciascun Comune abbia la possibilità di personalizzare, per dare una identità alla propria fontana. Dentro questa tecnica c'è proprio questa libertà e questo è un fatto positivo".

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