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Voucher, la 'difesa' di alberghi, bar e ristoranti: "Non cambiare le norme"

01 giugno 2016 | 19.48
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I voucher servono nei campi, così come negli alberghi, nei bar e nei ristoranti. E non sono necessari nuovi paletti che, anzi, li renderebbero inutilizzabili. Mentre ne può fare a meno l'edilizia. Le categorie che utilizzano maggiormente i buoni lavoro, interpellate dall'Adnkronos, si schierano contro le modifiche alle norme del Jobs act, predisposte dal governo ma non ancora approvate dal Consiglio dei ministri, e invitano a una riflessione che scongiuri quella che ritengono una 'contro riforma'.

Gli albergatori italiani, tra i maggiori utilizzatori dei buoni lavoro per esigenze legate ai flussi turistici stagionali temono l'introduzione di norme restrittive. "Siamo preoccupati. Se si tratta di fare un tagliando a uno strumento come i voucher, va bene, ma se si vuole caricare l'operazione di altri significati e si vuole fare una caccia alle streghe, questo ci preoccupa", afferma Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi - Confcommercio a nome della categoria che insieme a ristoratori e gestori di pubblici esercizi, utilizza i ticket con una percentuale del 27% sul totale. Secondo Nucara infatti l'istituto dei voucher, come testimoniato anche dal successo ottenuto, "ha generato reddito trasparente, ha portato a piena regolarità certe situazioni e ha creato nuove occasioni, garantendo contributi e assicurazioni contro gli infortuni. Ma non vorrei che accadesse come per il lavoro intermittente che negli ultimi anni è stato demonizzato".

In linea la Fipe, la federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio, che comprende ristoranti, bar, discoteche "Siamo per mantenere i voucher, sono uno strumento utile che viene utilizzato sempre di più. Abbiamo sempre sostenuto la sua importanza come strumento complementare al mercato del lavoro", spiega Silvio Moretti, responsabile servizi sindacali dell'associazione.

Malcontento e netta contrarietà a nuovi paletti sui voucher arrivano dal settore agricolo. Gli imprenditori del settore non vedono di buon occhio la prevista 'stretta' che il governo si accinge a imprimere, a fronte del boom di voucher emessi nel 2015, oltre 115 milioni. "In agricoltura è tutto un paletto, se ne vengono messi altri, come la comunicazione entro i 60 minuti, credo non verranno più utilizzati, ma allora si autorizza il lavoro nero?", si chiede Romano Magrini, responsabile Lavoro della Coldiretti. "Quello che viene proposto è un ulteriore irrigidimento burocratico che rende difficile la gestione dei buoni lavoro", rimarca Roberto Caponi, direttore area sindacale di Confagricoltura.

I voucher nel settore dell'edilizia, nonostante i dati diffusi dall'Inps segnalino una percentuale di utilizzo non trascurabile, intorno al 2%, "non sono compatibili con il mondo delle costruzioni", evidenzia il vicepresidente dell'Ance Gabriele Buia, responsabile delle politiche industriali e sociali dell'associazione dei costruttori. "La nostra politica associativa è contraria all'utilizzo dei buoni lavoro - argomenta Buia - perché contrasta con la formazione continua che le nostre imprese danno alle maestranze, con la battaglia sulla legalità che conduciamo e con le tematiche legate alla sicurezza nei cantieri", sostiene il rappresentante dell'Ance.

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