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Enel, Grieco: "Banda ultralarga? E' una nostra scelta"

11 giugno 2016 | 10.36
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"Alla banda ultralarga non ci ha spinto nessuno: il piano di sostituzione dei contatori è stato lo spunto per pensare a questo nuovo progetto che costituisce anche un arricchimento delle nostre infrastrutture". Ad affermarlo è il presidente dell'Enel, Patrizia Grieco, in un'intervista oggi al 'Corriere della Sera'. "Se i soci privati avessero avuto qualcosa da ridire -evidenzia - lo avrebbero fatto in assemblea. Insomma, stiamo facendo un’operazione nell’interesse dell’Enel e dei suoi soci, e siamo contenti che ciò contribuisca allo sviluppo del Paese".

Il modello Enel Open Fiber potrebbe essere replicato anche all’estero? "La necessità della banda ultralarga è ovunque, per questo intendiamo riproporlo in tutti i Paesi dove sarà conveniente farlo", spiega Grieco. Qualcuno in particolare? "Stiamo valutando", risponde. Il presidente dell'Enel affronta poi il tema degli investimenti. "Perché siamo così attenti alla governance? Perché anche questa è un’arma per attrarre e trattenere gli investimenti. Se un grande fondo deve scegliere dove collocare i propri, di certo privilegia le aziende dove trova più trasparenza, più governance, più sostenibilità e maggior chiarezza strategica. E il nostro impegno su questi fronti non potrà che crescere".

Grieco ricorda la modifica dello statuto approvato dall'ultima assemblea volta a "salvaguardare il meccanismo del voto di lista". "E’ vero che, tecnicamente, con il rinnovo del consiglio il Mef potrebbe andare in minoranza, ma la lista degli investitori istituzionali, per policy consolidata, dovrebbe contenere un numero di candidati inferiore a quelli riservati alla lista di maggioranza. Con il sistema approvato dal 99% del capitale nell’ultima assemblea, un po’ complicato da spiegare in breve ma efficace, i candidati da trarre dalle liste potranno essere individuati rapidamente e in anticipo, evitando voti a maggioranza dell’ultimo momento che i fondi, presenti per delega, tendenzialmente non apprezzano".

"Non credo - afferma Grieco - che i fondi pensino a cambiamenti nel loro modo di intervenire in gruppi come l’Enel, che siano interessati a nominare la maggioranza degli amministratori o ad avere una responsabilità diretta nella gestione. Credo che il loro interesse risieda nell’impegno della società ad una governance corretta, e nell’influenza che possono esercitare con i loro amministratori e con le presidenze di due dei comitati interni di maggior peso, remunerazione e controllo. E non dimentichiamoci poi che il Mef rimane di gran lunga il singolo azionista di maggior peso". Insomma non ci sono rischi che il controllo dell’Enel passi di mano. "I numeri dicono che è possibile, la realtà - sottolinea - che è sostanzialmente impossibile".

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