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Brexit, Gros avverte: "Rischi anche per l'Italia, pesa alto debito"

16 giugno 2016 | 16.51
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Brexit, Gros avverte:

Se vincesse la Brexit al referendum in Regno Unito a pagarne il prezzo sarebbe in primis l'economia britannica ma anche quella dei paesi più esposti "all'inevitabile incertezza" che colpirebbe i mercati, "come l'Italia". Così all'Adnkronos Daniel Gros, direttore del think tank Ceps, sulla consultazione sull'adesione all'Ue del 23 giugno.

Secondo Gros, non mancano rischi anche per l'economia reale europea: per superare gli smottamenti iniziali "servirà un segnale politico forte per l'integrazione" sull'unione bancaria e la gestione delle frontiere.

"A risentire di un'eventuale uscita di Londra dall'Unione in termini economici sarà prima di tutto la Gran Bretagna - spiega Gros - ma anche i paesi più vulnerabili all'incertezza inevitabile che colpirà l'Europa come l'Italia a causa dell'alto debito pubblico e dei vecchi problemi strutturali della sua economia". Ma per l'economista sull'impatto dell'esito del referendum bisogna considerare due fronti: quello dei mercati finanziari e quello dell'economia reale. Sui mercati Gros prevede complessivamente "un impatto limitato" grazie ai piani di intervento della Bce e Banca centrale d'Inghilterra. "Se vince il sì esulteranno, se vince il no registreranno un calo nell'immediato ma quello che conta non è l'andamento dei listini, ma che continuino a funzionare e questo verrà assicurato da Bank of England e Bce". Da qui gli effetti limitati del 'Leave vote'.

Più a rischio è l'impatto sull'economia reale, e per arginare l'onda lunga di un'uscita della Gran Bretagna dall'Ue "va limitata l'incertezza sia in termini di tempo che di intensità", avverte il direttore del Ceps. Per fare questo, "se vincesse la Brexit servono subito accordi chiari con Londra sulle relazioni future" e a livello Ue "un segnale forte almeno a livello dei Grandi per l'integrazione europea". L'incertezza di una bocciatura alla partnership europea, provocherebbe nell'economia reale "un buco d'aria, uno scossone ma poi si riprenderà, un percorso a 'V', a prescindere dalle riforme strutturali dei governi, ma questo a condizione che ci sia un segnale forte per l'integrazione europea, un'accelerazione su punti realistici e concreti e quindi non tanto la governance economica ma sul completamento dell'Unione bancaria e la gestione delle frontiere".

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